Fear The Void

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  1. Victorious Morgana
     
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    Premessa!

    "Per alcuni è L'Esterno, per altri è L'Ignoto ma in realtà, per chi lo conosce davvero, è Il Vuoto."
    - League of Legends

    La leggenda narra di Kassadin, un tempo era un umano dal nome sconosciuto e poco importante che conduceva ricerche sull' Ignoto il quale non è semplicemente ciò che è sconosciuto, ma è un mondo, dimora di creature crudeli e anomalie inconcepibili.
    Kassadin non proviene dall'Ignoto, ma da una città molto lontana, addirittura al di fuori di Runeterra. Tuttavia, giunto in essa, dopo molte ricerche, in un deserto trovò Icathia, la leggendaria città dimenticata e lì iniziò tutto.


    Capitolo 1 - The Mistique Icathia
    Kassadin era alto, robusto e muscoloso ed aveva i capelli neri piuttosto lunghi, era vestito male quel giorno, come la maggior parte dei giorni, ma cosa gli importava?

    In quel momento non credeva ai suoi occhi, vide un intera città costruita in un materiale vetroso piuttosto simile ad un cristallo giallino, con obelischi e torri che riflettevano le luci creando sulla sabbia strabilianti riflessi. Un intera città, cancellata dalla mappa... e quasi completamente distrutta, a prima vista solo i grandi obelischi erano intatti. La luce del sole e quella riflessa quasi lo accecavano ma era una visione meravigliosa, stette diversi secondi a guardarla e poi entrò nella città, che sembrava avere una pianta circolare, fino a raggiungerne il centro, ovvero un enorme cubo con un entrata molto grande. Vi era un insegna sopra la porta, numerosi simboli strani che lui stesso non sapeva tradurre, credeva che fossero i simboli della lingua parlata dalle popolazioni di uno strano mondo, L'Ignoto.

    Dal nome si può intuire che si sapeva ben poco di questo luogo, qualche accenno in libri antichi, in biblioteche ancora più antiche trovate in città abbandonate. Kassadin conduceva delle ricerche sull'Ignoto e quelle ricerche lo avevano portato lì, sui libri si narrava di questo mondo in modo poco approfondito anche se veniva sempre messa in chiaro la presenza di abomini e creature mostruose. Queste parevano leggende tuttavia in numerosi testi si ritrovavano accenni al terrore del vuoto, Cho'Gath, un mostro enorme che aumentava la sua forza e grandezza divorando altri esseri viventi.

    Ad ogni modo, lì avrebbe ottenuto le informazioni che gli servivano.

    Nonostante fosse tentato, non cercò subito di entrare nel grande cubo al centro, ma iniziò a esplorare la città. Le case erano tutte completamente distrutte ed essendo di cristallo riflettevano moltissimo, Kassadin mentre esplorava trovò un altra grande struttura, un enorme cupola ancora più grande del cubo al centro. Anch'essa era stranamente intatta e Kassadin non fece in tempo a domandarsi il motivo che avvicinatosi venne scaraventato indietro da un ondata di energia magica. Una specie di campo di forza, un po' più inusuale degli altri, evidentemente aveva difeso quella struttura per millenni, doveva essere importante per loro, la cosa più importante è che per alimentare un campo di forza doveva esserci una grande fonte di energia magica e lui era quasi convinto di sapere dove fosse.
    Tornò al centro della città e spinse con forza la porta del cubo, la quale si aprì senza troppi problemi.

    La luce era riflessa anche all' interno ed era accecante, si coprì gli occhi e andò alla cieca anche se conscio del pericolo. Urtò qualcosa, sentì una scarica di energia attraversarlo e riaprì di colpo gli occhi.
    Adesso era in una specie di biblioteca scavata nella roccia, illuminata da lampade fissate al soffitto che si stavano accendendo in quel momento. Kassadin ipotizzò che si trattasse di un congegno in grado di trasportare a distanza, probabilmente usato per evacuare in caso di emergenza e che lui doveva aver attivato per sbaglio, anche se magari una biblioteca non era il posto migliore, essa era enorme e per una buona metà devastata.
    Ciò a cui Kassadin prestò più attenzione però fu un buco sul muro, da cui proveniva una fioca lucina viola, davanti a esso, caduto per terra, c'era un leggio e vicino un libro...o meglio, un insieme di pagine legate con uno spago.
    Lo raccolse, gran parte del libro era in bianco ma iniziò a leggerlo:

    "Progetto VOID, Giorno 1

    Abbiamo scoperto un punto di debolezza nello spazio al livello della biblioteca di Icathia, sembrano provenire da esso lievi emissioni di energia. Si da il via al progetto VOID, indagheremo su questo fenomeno"


    Kassadin continuò a leggere molte pagine, alla ricerca di informazioni

    "Progetto VOID, Giorno 15

    I nostri scienziati hanno teorizzato una sorta di mondo parallelo confinante col nostro, se esiste, l'energia che proviene dalla fessura è probabilmente di esso"

    Giorno 23
    Stiamo cercando di allargare la fessura, così da ottenere un maggiore rilascio di energia, potremmo usare quel mondo come fonte inesauribile.

    Giorno 25
    I macchinari sono pronti, diamo il via alla procedura .

    Giorno 30
    Il tentativo è andato a buon fine, adesso questa fessura è una vera e propria fonte di energia, tentiamo di allargarla ancora.

    Giorno 32
    La produzione di energia è diventata instabile, la fessura sembra allargarsi da sola.

    Giorno 33
    Non sappiamo bene perchè ma i nostri tentativi di richiudere la fessura non hanno avuto effetti, deve esserci qualcosa dall' altra parte che la sta forzando.

    Giorno 34
    Le radiazioni provenienti dalla fessura stanno avendo strani effetti su di noi, sembrano una sorta di mutazioni, le tute non sembrano proteggerci più. Tentiamo di chiudere la fessura facendola collassare con una piccola esplosione."


    A quanto pare la popolazione di Icathia, cercava di estrarre energia dall' Ignoto, ma qualcosa è andato storto.
    Il tutto era peggio del previsto...

    "Giorno 52
    Dopo alcuni giorni ho finalmente ritrovato il diario perso nel tentativo di chiudere la fessura.
    La fessura si è allargata a dismisura e qualcosa ne è uscito, creature mostruose che hanno iniziato a fare scempio della mia gente, io mi sono salvato da loro per ora, mi sono nascosto, ma anche se non mi trovassero mai ho ormai assorbito troppe radiazioni, sto cambiando, sto acquisendo sempre più forza e sempre più fame. Non mi piace.
    Sento di essere attratto da quel mondo, qualcosa... o insomma una sorta di voce mi dice che quel luogo, è il Vuoto.

    Giorno 54
    Mi hanno trovato, la cosa più strana è che mi hanno praticamente ignorato.
    Gli altri superstiti sono stati uccisi, perchè io sono ancora vivo?

    Giorno 57
    Sembra che la mia memoria si stia affievolendo per colpa delle mutazioni, questa è l'ultima pagina che scriverò o meglio, che sono in grado di scrivere, mi lancerò nel vuoto, posso chiudere o rimpicciolire la fessura solo dall' altro lato anche se rimarrò bloccato e attirerò tutte le bestie che ormai, non so perchè...non sembrano interessati a farmi del male. Mi inventerò qualcosa."


    Kassadin ormai, era consapevole di ciò che era accaduto.
    Finalmente è stato svelato l'antico mistero di Icathia, la sua avanzatissima ed antichissima popolazione era stata decimata dalle creature del Vuoto che a quanto pare era ciò che lui chiamava Ignoto. Esse con un inganno erano poi state fatte tornare nel Vuoto da colui che ha scritto il diario, che sembrava sovrintendere il progetto VOID.

    Non poteva farsi sfuggire questa occasione anche se probabilmente non sarebbe tornato, era troppo curioso di sapere cosa si celasse dall'altra parte.
    Guardò che vi era un pannello accanto alla fessura, scelse la leva al centro sperando fosse quella che dava energia, la abbassò di colpo e con un onda d'urto potentissima, il piccolo buco nel muro diventò un enorme portale che emanava luce violacea.
    Lui ci si fiondò dentro.

    Quando aprì gli occhi, non credeva a ciò che i suoi occhi gli stavano facendo vedere.


    Capitolo 2 - Trick
    Kassadin aprì gli occhi, e non credeva a ciò essi gli stavano facendo vedere.
    Vide una grande pianura fluttuante ed insieme ad essa vi erano altre grandi zolle di terra volanti, ma non solo. Montagne, cristalli, pietre o interi mari i quali erano ammassati in enormi bolle e il tutto ricoperto da un agghiacciante cielo nero puro in cui l'unica nota di colore era la stella viola che illuminava il tutto, per l'appunto non riusciva a distinguere colori molto bene ma era abbastanza sicuro che quella poca vegetazione fosse viola come colore naturale, il che misto alle sue foglie appuntite e ai tronchi dalle forme strane la rendeva molto spaventosa.
    A quanto pare era su una delle numerose zolle fluttuanti, non fece in tempo ad osservare altro che sentì un rombo assordante alle sue spalle. La fessura era tornata ad essere un buchino minuscolo e fluttuava nel vuoto. Le zolle erano migliaia, che fossero mari, terre, montagne, magmi o altre cose, erano talmente tante che non si vedeva ciò che c'era al disotto, tranne che in alcuni piccoli punti. Sporgendosi dalla zolla Kassadin vide che al di sotto c'era solo del nero, come nel cielo, lì era tutto nero al di fuori di quell'ammasso caotico viola formato a quanto pare da qualsiasi tipo di cosa, anche da normali oggetti.

    Kassadin rabbrividì dalla paura, venne colto dal panico e iniziò a fare avanti e indietro con velocità cercando una via d'uscita, si fermò di colpo.
    Qualcosa in lui stava cambiando.
    Affanno, improvvisi giramenti di testa, troppo strano per essere una coincidenza.
    Tirò fuori una specie orologio che funzionava ad energia magica, serviva per rilevare i livelli di radiazioni. Erano altissimi. A quei livelli, sarebbe morto in circa 16 ore.
    Provò a calmarsi, respirando lentamente, ma ogni respiro sembrava più faticoso.

    Non smise di guardarsi intorno, iniziò a percorrere i confini della piccola zolla su cui era rinchiuso e vide che sulla zolla sottostante c'era quello che pareva un foglio di carta o insomma un qualcosa di bianco/violaceo che faceva contrasto con lo sfondo della zolla pianeggiante.
    Ad occhio e croce sembravano circa quattro o cinque metri di distanza, ne valeva la pena poiché anche se era plausibile un foglio in quel luogo in cui poteva esserci di tutto, a lui parve strano e si era fatto un idea molto azzardata su cosa potesse essere.
    Si lanciò sulla zolla sottostante cercando di ammortizzare la caduta, non si ruppe nulla e ciò per lui bastava. Andò di corsa a leggere il foglio di carta ed era esattamente ciò che lui pensava che fosse

    "Non so se qualcuno mai leggerà questo e stranamente non mi capacito di essere ancora in condizioni di scrivere, sono riuscito a riportare la fessura al suo stato originale facendo ri-attraversare il portale a tutte le bestie, di conseguenza esso si è destabilizzato collassando e rimpicciolendosi.
    Le bestie si sono poi allontanate da me compiendo balzi stratosferici, volando o semplicemente scomparendo, questo mondo è ciò di più inquietante io abbia mai visto, ti fa davvero credere che tutto sia finito, che sia mai questo l'inferno?
    Ad ogni modo, ho calcolato i livelli di radiazioni qui presenti e a quanto pare, un organismo umano come me non può sopportare più di 16 ore di esposizione, qui non c'è nulla, mi incammino verso la fine di questa grande placca.
    Il Vuoto è spaventoso"


    Si sentì abbastanza sollevato, come se quel foglio gli facesse compagnia nonostante chi lo aveva scritto era probabilmente morto da secoli, ma quel briciolo di speranza che si fosse salvato lo spinse a seguire i suoi passi ed iniziò ad incamminarsi verso la fine della pianura, molto più estesa della piccola zolla dove era apparso attraversando il portale. Nonostante fosse larga solo una quindicina di metri la lunghezza era sconosciuta, sconfinata. Tuttavia, era solo un grande prato viola, senza nulla che potesse aiutarlo oltre che la presenza di quel foglio.
    Spinto dal ricordo di sole 16 ore di vita, iniziò a correre senza smettere di guardarsi intorno per cercare altre possibili note o qualsiasi cosa potesse essergli utile.
    Non trovò nulla, a parte un muro alla fine della sua corsa.
    Non è una metafora, arrivò ad un punto in cui un muro gli si parò davanti, era un muro di pietra violacea ma liscio ed impossibile da essere scalato, tralasciando il fatto che era alto circa 10 metri ed occupava tutta la larghezza della pianura, guardando dai lati sembrava spesso diversi metri, impossibile da aggirare.


    Guardò le zolle e gli ammassi fluttuanti nei pressi della placca, non vide nulla di raggiungibile e nulla che indicava il passaggio di qualche umano.
    Strinse i pugni e lanciò un forte grido di rabbia, poteva finire così?
    Aveva valutato tutte le opzioni tuttavia non poteva raggiungere nessun altra zolla senza cadere per circa un centinaio di metri. Aveva viaggiato fra due mondi e adesso veniva bloccato da un muro?

    Era quasi rassegnato, sbuffando si girò e per pensare meglio appoggiò la schiena al muro. Sarebbe meglio specificare che ci provò, poiché non sentì nessun muro sulla sua schiena e cadde all' indietro sul prato sbattendo la testa.

    Aprì gli occhi, non c'era alcun muro, probabilmente non c'era mai stato.

    Inutile dire che Kassadin era a dir poco sorpreso, un allucinazione? No, la sua mente non era una mente facilmente soggetta alle allucinazioni, lui non si è mai immaginato niente ed era sicuro che quel muro era reale. La sua sicurezza sul fatto svanì quando alzatosi per proseguire vide un altro foglio

    "Ora 2
    E' un ora che procedo, ancora non ho trovato la fine di questa immensa pianura, è a quanto pare lunghissima nonostante sia stretta. La cosa più strana è stato un muro, un grande muro di pietra viola liscia, alto e spesso. Toccandolo mi è venuto un forte dolore agli occhi, aprendoli il muro non c'era più.
    A quanto sembra, questo mondo si diverte con delle illusioni, si diverte ad assaporare le sue prede prima del tempo. Chiunque tu sia, non fidarti di ciò che vedi,
    Il Vuoto è dispettoso"


    Illusioni? Questa cosa non gli piaceva affatto.
    Questo significava forse che non si poteva neanche più fidare dei suoi occhi?
    Per quello che ne sapeva lui, anche le pagine potevano essere finzione.

    Provò a pensare in modo logico, quell' illusione aveva ingannato solo uno dei cinque sensi: la vista. Le pagine lui le vedeva, le toccava e ne sentiva il suono quando le maneggiava per non parlare del fatto che avevano il caratteristico odore di carta anche se mischiato a quell'odore nauseabondo dell' erba della pianura.
    Se ingannare la sua vista era difficile e lo sapeva, ingannare quattro dei suoi cinque sensi sarebbe stato molto meno probabile, almeno finché l'effetto delle radiazioni non fosse peggiorato.

    Decise di adottare un procedimento per capire se ciò che aveva di fronte era un allucinazione o meno, doveva vedere, toccare, annusare e sentire. Escluse il gusto, non perchè fosse schizzinoso ma perchè era molto probabile che qualsiasi cosa in quel mondo fosse nociva per un umano, almeno questa era l'impressione che aveva.

    A quanto pare non solo per lo scrittore delle pagine era passata un ora ma anche per lui, decise di continuare a passo svelto fino a che non avrebbe trovato nulla di interessante.

    Passò quasi un altra ora senza che lui trovò niente, era perseguitato continuamente dal pensiero delle illusioni e ad un tratto notò che la zolla si interruppe.

    Sembrava la fine della pianura
    Uno spazio tra due zolle che durava circa una decina di metri, sull' altra sponda c'era una pagina. Iniziò a riflettere tra sé e sé ad alta voce

    - "Pensando in modo logico, come poteva essere arrivato sull' altra sponda? Mutazioni che gli permisero salti maggiori? Se nella nota precedente non aveva specificato cambiamenti fisici credo sia poco probabile che si siano verificati in un ora.
    Poteva non essere del tutto umano... no... ma che vado a pensare, nelle note ha ammesso lui stesso di esserlo. Forse quando ci passò lui era un unica zolla che venne rotta successivamente, forse ce n'era un altra che permetteva l'arrivo sull'altra sponda o magari potrebbe essere una semplice... "

    Per un attimo si zittì ed anche se la situazione era drammatica gli scappò una risatina.
    Gridò ad alta voce alzando la testa:

    - "Un altro bel tentativo! Complimenti, non sai fare di meglio?"

    Detto questo, sicuro della sua intuizione poggiò una mano sullo spazio tra due zolle.
    Come immaginava, sentiva l'erba sulle mani, ma non la vedeva, un altra illusione visiva.
    Con cautela iniziò a procedere fra le due zolle che in realtà erano un unica enorme placca, tastando con i piedi i punti in cui poi sarebbe dovuto passare temendo fosse una trappola e che fossero presenti delle voragini.

    Nessuna trappola, arrivò sull'altra sponda soddisfatto, prese la nota e la lesse.


    Capitolo 3 - The Void Walker
    "Ora 3

    Quest'illusione ha davvero messo alla prova il mio coraggio, tuttavia sono salvo.
    Credo sia inutile continuare per questa enorme pianura, probabilmente è infinita, non ne rimarrei sorpreso. Sopra di me, c'è un varco tra le tante zolle, alla fine di esso sembra esserci, sul bordo di una delle zolle laterali una specie di statua, prima ho not.."



    Il resto della parola non c'era, vi era solo una riga, come se qualcuno gli avesse levato il foglio di mano mentre scriveva. Alzò gli occhi, effettivamente tra tutte le zolle che lo sovrastavano c'era un varco, grossomodo circolare e lì vide quella che sembrava effettivamente essere una statua. Era molto distante, veniva spontaneo pensare ad una statua poiché si riusciva a notare la forma un po' allungata e il colore, un viola un po' grigiastro. Che senso aveva una statua in quel luogo? Poteva esserci di tutto ma era fin troppo strano
    Non fece in tempo a finire le sue solite riflessioni su quanto fosse assurdo quel luogo che improvvisamente gli sembrò di vedere un puntino violaceo lampeggiare.
    Sentì un rombo incredibile, come un terremoto tuttavia la terra non si mosse, fu lui a venir risucchiato con enorme violenza verso l'altro, per due o tre secondi volava verso l'alto a una velocità spaventosa, stava andando dritto in quel cielo nero. All' ultimo secondo riuscì rapidamente ad aggrapparsi con il braccio destro ad un prolungamento della statua, il quale stava brillando di un viola accecante. Aggrappandosi a tale velocità probabilmente si ruppe qualcosa ma stringendo con tutta la sua forza riuscì a mantenere la presa per quel secondo che bastava a cambiare braccio. La statua smise di brillare e la forza che lo stava risucchiando, cessò di colpo.

    La statua non era altro che una macchina, almeno così sembrava, un parallelepipedo allungato con una sbarra laterale con dei comandi, aggrappandosi ad essa ne aveva cliccato uno. Era abbastanza facile che quel risucchio fosse dovuto alla macchina e che lui premendo un pulsante lo avesse arrestato tuttavia a Kassadin in quel momento non importava, con tutta la forza possibile si tirò su, gridando dal dolore sia per lo sforzo che per l'altro braccio, dolorante.

    Riuscì a salire sulla zolla e si accasciò sul pavimento, non sarebbe riuscito a sopravvivere lì avendo un braccio inutilizzabile e con l'idea che probabilmente colui che scriveva le note era morto in quell' imprevedibile trappola Guardò lontano e fra le molte zolle vide qualcosa di bianco, se c'era una remota possibilità che fosse un ulteriore indizio su come sopravvivere beh, valeva la pena tentare.

    Si alzò in piedi, da qualche tempo sentiva una certa pressione su di lui, forse dovuta alle radiazioni ed adesso diventò più intensa ma nonostante ciò iniziò a camminare verso la fine della zolla, una semplice placca d'erba viola molto piccola. Non ci vollero molti passi prima dei giramenti di testa e della vista annebbiata, sapeva che era a causa delle radiazioni ma era troppo improvvisa come cosa, inutile riflettere, la vista era ormai troppo annebbiata e cadde a terra svenuto.

    Si svegliò in un luogo totalmente nero, un pavimento nero liscio che sembrava metallico, in questo nero puro c'era una piccola luce che illuminava lievemente le zone circostanti a lui e sembrava non avere una fonte ben precisa. Si accorse che dietro di lui, in mezzo al nulla c'era una porta di legno molto malandata e dopo averla vista, girandosi di nuovo vide davanti a lui un altra porta, nera metallica e lucente. Si sentì molto attirato dalla porta davanti a lui incominciò ad avvicinarsi ad essa senza quasi accorgersene, come se fosse in qualche modo ipnotizzato e più era vicino, più si sentiva attratto e allo stesso tempo confuso. Afferrò la maniglia, stava per abbassarla ma si fermò. La mano gli tremava, una parte di lui...la maggior parte di lui voleva attraversarla a tutti i costi ma non sapeva il motivo, questo lo turbava, di conseguenza era come se si stesse facendo forza per combattere quel suo istinto apparentemente insensato.


    "Attraversa la porta..."


    Era una voce provenente dal nulla, una voce cupa, bassa e terrificante.


    "Conosciamo entrambi i tuoi desideri, forse io più di te, so che vuoi aprire la porta..."

    Kassadin continuò a rimanere fermo, almeno per qualche secondo, poi si girò lentamente.
    Era convinto che quella voce provenisse dal nulla, invece voltatosi vide che era comparso un uomo, incappucciato e con una tunica lunga completamente nera, non si riuscivano ad intravedere gli occhi. Kassadin non riusciva a parlare, era come paralizzato.


    "Nel Vuoto le creature e le specie inferiori non possono sopravvivere, non è possibile. So che pensi di esserti svegliato, non è esattamente così. Quella porta malandata, se varchi quella soglia ti sveglierai effettivamente senza che ci sia stato cambiamento alcuno, entro 14 ore spirerai nei dolori più atroci. Se varchi questa porta invece, diventerai un seguace del vuoto, sarai superiore e invincibile. Sei attratto da questa possibilità, non puoi negarlo."


    - "Chi sei tu?"



    Il breve silenzio che seguì la domanda di Kassadin sembrò indicare stupore, probabilmente perchè Kassadin era come bloccato poco prima.


    - "Io sono semplicemente un seguace del Vuoto, ma in confronto a te sono un dio. Ovviamente ora siamo all'interno della tua mente, conosco tutti i tuoi pensieri. Di conseguenza però tu puoi conoscere i miei, sai che quello che ho detto è la verità. Sei un essere forte, sei stato scelto. Il Vuoto sa essere orrido, ma anche saggio nelle sue scelte, nelle scelte per i suoi emissari e i suoi predicatori" - Disse l'uomo con voce calma


    - "Ma non è possibile una scelta simile, se siamo all' interno della mia testa!" - Esclamò Kassadin a gran voce, a ciò l'uomo rispose con la solita voce calma e profonda, anche se molto inquietante.

    - "Ricorda che questo non è il mondo come lo intendi tu"

    Seguì un breve silenzio, Kassadin era sempre più agitato, dopo una breve pausa l'uomo continuò:




    - "Siamo nella tua mente, è vero, è l'unico modo per comunicare ma ti abbiamo reso disponibile l'energia necessaria per diventare un essere superiore, ed è proprio lì, dietro quella porta. Cosa aspetti?, varcala e diventa un dio, oppure apri l'altra porta e muori lentamente, soffrendo. Forse preferiresti morire, ma le tue conoscenze saranno estrapolate dal tuo corpo esamine e nel giorno del ritorno, le prime vittime saranno i tuoi cari, o i loro discendenti e i loro cari. Mentre così, potresti salvarli e farli diventare delle divinità come diverrai tu, attraversa la porta e capirai di che sto parlando."

    Kassadin rabbrividiva, era colmo di paura e con voce da cui si sentiva tutta l'ansia disse, balbettando un po'
    -"G-Giorno...del ritorno?"


    -"ll giorno in cui per giungerà la fine per tutto e per noi sarà il vero inizio"
    -"Un Inv- invasione tra mondi?"

    -"Un ritorno. Molte delle divinità e creature che albergano qui facevano parte del tuo mondo, ora odiano profondamente tutto ciò che non sia parte del Vuoto, anche io lo odio, quindi tutto ciò che è degno di far parte del vuoto, come te, ne farà parte. Tutto il resto non merita l'esistenza."

    Subito dopo, si sentì un fortissimo suono che ricordava molto quello di una campana.
    Guardò in alto e vide in effetti un enorme campana sospesa in aria che dondolava lievemente dopo aver fatto il suono.
    Kassadin tuttavia smise stranamente di tremare, iniziò a calmarsi e a riacquisire un briciolo di lucidità come se quel suono lo avesse riportato alla realtà.
    L'uomo con una voce sarcastica e piena di malignità disse


    -"E' ora di svegliarsi. Ricorda che non puoi vagare nel vuoto, sei un essere inferiore per adesso. So che nella tua mente alberga il pensiero di ottenere quel potere per poter sopravvivere e vagare da uomo, come una sorta di "Camminatore del vuoto", ma è una contraddizione, non si può avere quel potere se si appartiene ad una razza debole come quella umana."
    Kassadin pensò di nuovo a ciò che aveva detto l'uomo riguardo ai suoi cari, cambiò espressione, non era più impaurito, era deciso e arrabbiato e guardò con cattiveria l'uomo. Tuttavia ormai aveva fatto l'unica decisione possibile, aprì la porta di metallo lucente che lo avrebbe condotto a una forza pari a quella di un dio nonostante sarebbe stato per sempre schiavo del Vuoto e diventato un mostro, sarebbe sopravvissuto.
    Da dentro la stanza, come ci si poteva aspettare proveniva una luce viola di enorme intensità.

    L'uomo incappucciato rise con gusto mentre Kassadin, entrando nella stanza, chiudeva la porta ma un attimo prima di chiuderla si fermò per qualche secondo e disse:

    -"Valutando la situazione, c'è un particolare a cui non avete fatto caso, un particolare molto importante."

    -"E quale sarebbe?"

    -"Esattamente tutto quello che ti circonda in questo istante, non so se ricordi ma questo luogo, è la mia mente."


    E dopo la chiusura della porta sembrava tutto finito, tutto iniziò a dissolversi nelle risate dell'uomo.




    Ma ci fu un altro colpo di campana e tutto tornò solido.
    L'uomo era infinitamente sorpreso, ma lo fu di più quando vide la campana sgretolarsi e ancora di più quando girandosi verso la porta nera la vide letteralmente esplodere con un enorme violenza e dall'esplosione ancora in corso uscì Kassadin correndo con tutte le sue forze, con uno sguardo infuriato e con molti parti del corpo ricoperte da filamenti spessi di energia che appariva violacea e trasparente. Tutto quel luogo iniziava a collassare, il pavimento in molti punti esplodeva, implodeva, cadeva o spariva, il cielo stessa cosa, era tutto un caos.
    Kassadin correva senza fermarsi, non si curò dell' uomo e continuò a correre verso quella porta malandata di legno, mentre tutto quel luogo crollava. Sfondò la porta in corsa, nell'istante in cui venne travolto da una luce bianca tutto nella sua mente sembrò tornare normale e l'uomo sparì.





    Aprì gli occhi. Il braccio non gli faceva più male, era stranamente pieno di forze.
    Guardò l'orologio, quelli che sembravano pochi minuti nella realtà erano state circa 3 ore.
    Quindi mancavano 11 ore prima dell'arrivo delle radiazioni a livello critico, ma sembrò non importargliene. Credeva fermamente di essere riuscito a "rubare" quel potere, e lo avrebbe usato contro il vuoto, amenochè non sia stato tutto un semplice sogno.

    Si affacciò dal bordo della zolla vide molte altre macchine su molte altre zolle, ipotizzò che perfino in quel mondo, la gravità doveva essere controllata da qualcosa e che magari non le aveva notate fino a quel momento perchè forse erano sul retro o proprio all'interno dei numerosi oggetti vacanti di quel mondo.



    Vide una nota lontana e mentalmente si preparò un percorso fra le zolle per raggiungerla, questo percorso implicava lo sfruttare della forza di gravità generata dalle macchine, guardando il movimento delle zolle per diversi minuti aveva capito quale macchina funzionava in quale modo tuttavia non ne era convinto.

    "-Tanto vale..."

    Saltò.


    Edited by Victorious Morgana - 30/9/2014, 18:21
     
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    Ah qualcuno che l'ha letta! Ho un motivo per continuare allora xD

    UP

    Capitolo 2 - Trick

    Kassadin aprì gli occhi, e non credeva a ciò essi gli stavano facendo vedere.
    Vide una grande pianura fluttuante ed insieme ad essa vi erano altre grandi zolle di terra volanti, ma non solo. Montagne, cristalli, pietre o interi mari i quali erano ammassati in enormi bolle e il tutto ricoperto da un agghiacciante cielo nero puro in cui l'unica nota di colore era la stella viola che illuminava il tutto, per l'appunto non riusciva a distinguere colori molto bene ma era abbastanza sicuro che quella poca vegetazione fosse viola come colore naturale, il che misto alle sue foglie appuntite e ai tronchi dalle forme strane la rendeva molto spaventosa.
    A quanto pare era su una delle numerose zolle fluttuanti, non fece in tempo ad osservare altro che sentì un rombo assordante alle sue spalle. La fessura era tornata ad essere un buchino minuscolo e fluttuava nel vuoto. Le zolle erano migliaia, che fossero mari, terre, montagne, magmi o altre cose, erano talmente tante che non si vedeva ciò che c'era al disotto, tranne che in alcuni piccoli punti. Sporgendosi dalla zolla Kassadin vide che al di sotto c'era solo del nero, come nel cielo, lì era tutto nero al di fuori di quell'ammasso caotico viola formato a quanto pare da qualsiasi tipo di cosa, anche da normali oggetti.

    Kassadin rabbrividì dalla paura, venne colto dal panico e iniziò a fare avanti e indietro con velocità cercando una via d'uscita, si fermò di colpo.
    Qualcosa in lui stava cambiando.
    Affanno, improvvisi giramenti di testa, troppo strano per essere una coincidenza.
    Tirò fuori una specie orologio che funzionava ad energia magica, serviva per rilevare i livelli di radiazioni. Erano altissimi. A quei livelli, sarebbe morto in circa 16 ore.
    Provò a calmarsi, respirando lentamente, ma ogni respiro sembrava più faticoso.

    Non smise di guardarsi intorno, iniziò a percorrere i confini della piccola zolla su cui era rinchiuso e vide che sulla zolla sottostante c'era quello che pareva un foglio di carta o insomma un qualcosa di bianco/violaceo che faceva contrasto con lo sfondo della zolla pianeggiante.
    Ad occhio e croce sembravano circa quattro o cinque metri di distanza, ne valeva la pena poiché anche se era plausibile un foglio in quel luogo in cui poteva esserci di tutto, a lui parve strano e si era fatto un idea molto azzardata su cosa potesse essere.
    Si lanciò sulla zolla sottostante cercando di ammortizzare la caduta, non si ruppe nulla e ciò per lui bastava. Andò di corsa a leggere il foglio di carta ed era esattamente ciò che lui pensava che fosse

    "Non so se qualcuno mai leggerà questo e stranamente non mi capacito di essere ancora in condizioni di scrivere, sono riuscito a riportare la fessura al suo stato originale facendo ri-attraversare il portale a tutte le bestie, di conseguenza esso si è destabilizzato collassando e rimpicciolendosi.
    Le bestie si sono poi allontanate da me compiendo balzi stratosferici, volando o semplicemente scomparendo, questo mondo è ciò di più inquietante io abbia mai visto, ti fa davvero credere che tutto sia finito, che sia mai questo l'inferno?
    Ad ogni modo, ho calcolato i livelli di radiazioni qui presenti e a quanto pare, un organismo umano come me non può sopportare più di 16 ore di esposizione, qui non c'è nulla, mi incammino verso la fine di questa grande placca.
    Il Vuoto è spaventoso"


    Si sentì abbastanza sollevato, come se quel foglio gli facesse compagnia nonostante chi lo aveva scritto era probabilmente morto da secoli, ma quel briciolo di speranza che si fosse salvato lo spinse a seguire i suoi passi ed iniziò ad incamminarsi verso la fine della pianura, molto più estesa della piccola zolla dove era apparso attraversando il portale. Nonostante fosse larga solo una quindicina di metri la lunghezza era sconosciuta, sconfinata. Tuttavia, era solo un grande prato viola, senza nulla che potesse aiutarlo oltre che la presenza di quel foglio.
    Spinto dal ricordo di sole 16 ore di vita, iniziò a correre senza smettere di guardarsi intorno per cercare altre possibili note o qualsiasi cosa potesse essergli utile.
    Non trovò nulla, a parte un muro alla fine della sua corsa.
    Non è una metafora, arrivò ad un punto in cui un muro gli si parò davanti, era un muro di pietra violacea ma liscio ed impossibile da essere scalato, tralasciando il fatto che era alto circa 10 metri ed occupava tutta la larghezza della pianura, guardando dai lati sembrava spesso diversi metri, impossibile da aggirare.


    Guardò le zolle e gli ammassi fluttuanti nei pressi della placca, non vide nulla di raggiungibile e nulla che indicava il passaggio di qualche umano.
    Strinse i pugni e lanciò un forte grido di rabbia, poteva finire così?
    Aveva valutato tutte le opzioni tuttavia non poteva raggiungere nessun altra zolla senza cadere per circa un centinaio di metri. Aveva viaggiato fra due mondi e adesso veniva bloccato da un muro?

    Era quasi rassegnato, sbuffando si girò e per pensare meglio appoggiò la schiena al muro. Sarebbe meglio specificare che ci provò, poiché non sentì nessun muro sulla sua schiena e cadde all' indietro sul prato sbattendo la testa.

    Aprì gli occhi, non c'era alcun muro, probabilmente non c'era mai stato.

    Inutile dire che Kassadin era a dir poco sorpreso, un allucinazione? No, la sua mente non era una mente facilmente soggetta alle allucinazioni, lui non si è mai immaginato niente ed era sicuro che quel muro era reale. La sua sicurezza sul fatto svanì quando alzatosi per proseguire vide un altro foglio

    "Ora 2
    E' un ora che procedo, ancora non ho trovato la fine di questa immensa pianura, è a quanto pare lunghissima nonostante sia stretta. La cosa più strana è stato un muro, un grande muro di pietra viola liscia, alto e spesso. Toccandolo mi è venuto un forte dolore agli occhi, aprendoli il muro non c'era più.
    A quanto sembra, questo mondo si diverte con delle illusioni, si diverte ad assaporare le sue prede prima del tempo. Chiunque tu sia, non fidarti di ciò che vedi,
    Il Vuoto è dispettoso"


    Illusioni? Questa cosa non gli piaceva affatto.
    Questo significava forse che non si poteva neanche più fidare dei suoi occhi?
    Per quello che ne sapeva lui, anche le pagine potevano essere finzione.

    Provò a pensare in modo logico, quell' illusione aveva ingannato solo uno dei cinque sensi: la vista. Le pagine lui le vedeva, le toccava e ne sentiva il suono quando le maneggiava per non parlare del fatto che avevano il caratteristico odore di carta anche se mischiato a quell'odore nauseabondo dell' erba della pianura.
    Se ingannare la sua vista era difficile e lo sapeva, ingannare quattro dei suoi cinque sensi sarebbe stato molto meno probabile, almeno finché l'effetto delle radiazioni non fosse peggiorato.

    Decise di adottare un procedimento per capire se ciò che aveva di fronte era un allucinazione o meno, doveva vedere, toccare, annusare e sentire. Escluse il gusto, non perchè fosse schizzinoso ma perchè era molto probabile che qualsiasi cosa in quel mondo fosse nociva per un umano, almeno questa era l'impressione che aveva.

    A quanto pare non solo per lo scrittore delle pagine era passata un ora ma anche per lui, decise di continuare a passo svelto fino a che non avrebbe trovato nulla di interessante.

    Passò quasi un altra ora senza che lui trovò niente, era perseguitato continuamente dal pensiero delle illusioni e ad un tratto notò che la zolla si interruppe.

    Sembrava la fine della pianura
    Uno spazio tra due zolle che durava circa una decina di metri, sull' altra sponda c'era una pagina. Iniziò a riflettere tra sé e sé ad alta voce

    - "Pensando in modo logico, come poteva essere arrivato sull' altra sponda? Mutazioni che gli permisero salti maggiori? Se nella nota precedente non aveva specificato cambiamenti fisici credo sia poco probabile che si siano verificati in un ora.
    Poteva non essere del tutto umano... no... ma che vado a pensare, nelle note ha ammesso lui stesso di esserlo. Forse quando ci passò lui era un unica zolla che venne rotta successivamente, forse ce n'era un altra che permetteva l'arrivo sull'altra sponda o magari potrebbe essere una semplice... "

    Per un attimo si zittì ed anche se la situazione era drammatica gli scappò una risatina.
    Gridò ad alta voce alzando la testa:

    - "Un altro bel tentativo! Complimenti, non sai fare di meglio?"

    Detto questo, sicuro della sua intuizione poggiò una mano sullo spazio tra due zolle.
    Come immaginava, sentiva l'erba sulle mani, ma non la vedeva, un altra illusione visiva.
    Con cautela iniziò a procedere fra le due zolle che in realtà erano un unica enorme placca, tastando con i piedi i punti in cui poi sarebbe dovuto passare temendo fosse una trappola e che fossero presenti delle voragini.

    Nessuna trappola, arrivò sull'altra sponda soddisfatto, prese la nota e la lesse.


    Edited by Victorious Morgana - 22/9/2014, 16:42
     
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    la avevo letta ma mi ero dimenticato di commentare ( e sinceramente, non mi ricordo nemmeno di cosa parli xD ) Dopo quando ho tempo leggo entrambi i capitoli ;)
     
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    Capitolo 3 - The Void Walker

    "Ora 3

    Quest'illusione ha davvero messo alla prova il mio coraggio, tuttavia sono salvo.
    Credo sia inutile continuare per questa enorme pianura, probabilmente è infinita, non ne rimarrei sorpreso. Sopra di me, c'è un varco tra le tante zolle, alla fine di esso sembra esserci, sul bordo di una delle zolle laterali una specie di statua, prima ho not.."



    Il resto della parola non c'era, vi era solo una riga, come se qualcuno gli avesse levato il foglio di mano mentre scriveva. Alzò gli occhi, effettivamente tra tutte le zolle che lo sovrastavano c'era un varco, grossomodo circolare e lì vide quella che sembrava effettivamente essere una statua. Era molto distante, veniva spontaneo pensare ad una statua poiché si riusciva a notare la forma un po' allungata e il colore, un viola un po' grigiastro. Che senso aveva una statua in quel luogo? Poteva esserci di tutto ma era fin troppo strano
    Non fece in tempo a finire le sue solite riflessioni su quanto fosse assurdo quel luogo che improvvisamente gli sembrò di vedere un puntino violaceo lampeggiare.
    Sentì un rombo incredibile, come un terremoto tuttavia la terra non si mosse, fu lui a venir risucchiato con enorme violenza verso l'altro, per due o tre secondi volava verso l'alto a una velocità spaventosa, stava andando dritto in quel cielo nero. All' ultimo secondo riuscì rapidamente ad aggrapparsi con il braccio destro ad un prolungamento della statua, il quale stava brillando di un viola accecante. Aggrappandosi a tale velocità probabilmente si ruppe qualcosa ma stringendo con tutta la sua forza riuscì a mantenere la presa per quel secondo che bastava a cambiare braccio. La statua smise di brillare e la forza che lo stava risucchiando, cessò di colpo.

    La statua non era altro che una macchina, almeno così sembrava, un parallelepipedo allungato con una sbarra laterale con dei comandi, aggrappandosi ad essa ne aveva cliccato uno. Era abbastanza facile che quel risucchio fosse dovuto alla macchina e che lui premendo un pulsante lo avesse arrestato tuttavia a Kassadin in quel momento non importava, con tutta la forza possibile si tirò su, gridando dal dolore sia per lo sforzo che per l'altro braccio, dolorante.

    Riuscì a salire sulla zolla e si accasciò sul pavimento, non sarebbe riuscito a sopravvivere lì avendo un braccio inutilizzabile e con l'idea che probabilmente colui che scriveva le note era morto in quell' imprevedibile trappola Guardò lontano e fra le molte zolle vide qualcosa di bianco, se c'era una remota possibilità che fosse un ulteriore indizio su come sopravvivere beh, valeva la pena tentare.

    Si alzò in piedi, da qualche tempo sentiva una certa pressione su di lui, forse dovuta alle radiazioni ed adesso diventò più intensa ma nonostante ciò iniziò a camminare verso la fine della zolla, una semplice placca d'erba viola molto piccola. Non ci vollero molti passi prima dei giramenti di testa e della vista annebbiata, sapeva che era a causa delle radiazioni ma era troppo improvvisa come cosa, inutile riflettere, la vista era ormai troppo annebbiata e cadde a terra svenuto.

    Si svegliò in un luogo totalmente nero, un pavimento nero liscio che sembrava metallico, in questo nero puro c'era una piccola luce che illuminava lievemente le zone circostanti a lui e sembrava non avere una fonte ben precisa. Si accorse che dietro di lui, in mezzo al nulla c'era una porta di legno molto malandata e dopo averla vista, girandosi di nuovo vide davanti a lui un altra porta, nera metallica e lucente. Si sentì molto attirato dalla porta davanti a lui incominciò ad avvicinarsi ad essa senza quasi accorgersene, come se fosse in qualche modo ipnotizzato e più era vicino, più si sentiva attratto e allo stesso tempo confuso. Afferrò la maniglia, stava per abbassarla ma si fermò. La mano gli tremava, una parte di lui...la maggior parte di lui voleva attraversarla a tutti i costi ma non sapeva il motivo, questo lo turbava, di conseguenza era come se si stesse facendo forza per combattere quel suo istinto apparentemente insensato.


    "Attraversa la porta..."


    Era una voce provenente dal nulla, una voce cupa, bassa e terrificante.


    "Conosciamo entrambi i tuoi desideri, forse io più di te, so che vuoi aprire la porta..."

    Kassadin continuò a rimanere fermo, almeno per qualche secondo, poi si girò lentamente.
    Era convinto che quella voce provenisse dal nulla, invece voltatosi vide che era comparso un uomo, incappucciato e con una tunica lunga completamente nera, non si riuscivano ad intravedere gli occhi. Kassadin non riusciva a parlare, era come paralizzato.


    "Nel Vuoto le creature e le specie inferiori non possono sopravvivere, non è possibile. So che pensi di esserti svegliato, non è esattamente così. Quella porta malandata, se varchi quella soglia ti sveglierai effettivamente senza che ci sia stato cambiamento alcuno, entro 14 ore spirerai nei dolori più atroci. Se varchi questa porta invece, diventerai un seguace del vuoto, sarai superiore e invincibile. Sei attratto da questa possibilità, non puoi negarlo."


    - "Chi sei tu?"



    Il breve silenzio che seguì la domanda di Kassadin sembrò indicare stupore, probabilmente perchè Kassadin era come bloccato poco prima.


    - "Io sono semplicemente un seguace del Vuoto, ma in confronto a te sono un dio. Ovviamente ora siamo all'interno della tua mente, conosco tutti i tuoi pensieri. Di conseguenza però tu puoi conoscere i miei, sai che quello che ho detto è la verità. Sei un essere forte, sei stato scelto. Il Vuoto sa essere orrido, ma anche saggio nelle sue scelte, nelle scelte per i suoi emissari e i suoi predicatori" - Disse l'uomo con voce calma


    - "Ma non è possibile una scelta simile, se siamo all' interno della mia testa!" - Esclamò Kassadin a gran voce, a ciò l'uomo rispose con la solita voce calma e profonda, anche se molto inquietante.

    - "Ricorda che questo non è il mondo come lo intendi tu"

    Seguì un breve silenzio, Kassadin era sempre più agitato, dopo una breve pausa l'uomo continuò:




    - "Siamo nella tua mente, è vero, è l'unico modo per comunicare ma ti abbiamo reso disponibile l'energia necessaria per diventare un essere superiore, ed è proprio lì, dietro quella porta. Cosa aspetti?, varcala e diventa un dio, oppure apri l'altra porta e muori lentamente, soffrendo. Forse preferiresti morire, ma le tue conoscenze saranno estrapolate dal tuo corpo esamine e nel giorno del ritorno, le prime vittime saranno i tuoi cari, o i loro discendenti e i loro cari. Mentre così, potresti salvarli e farli diventare delle divinità come diverrai tu, attraversa la porta e capirai di che sto parlando."

    Kassadin rabbrividiva, era colmo di paura e con voce da cui si sentiva tutta l'ansia disse, balbettando un po'
    -"G-Giorno...del ritorno?"


    -"ll giorno in cui per giungerà la fine per tutto e per noi sarà il vero inizio"
    -"Un Inv- invasione tra mondi?"

    -"Un ritorno. Molte delle divinità e creature che albergano qui facevano parte del tuo mondo, ora odiano profondamente tutto ciò che non sia parte del Vuoto, anche io lo odio, quindi tutto ciò che è degno di far parte del vuoto, come te, ne farà parte. Tutto il resto non merita l'esistenza."

    Subito dopo, si sentì un fortissimo suono che ricordava molto quello di una campana.
    Guardò in alto e vide in effetti un enorme campana sospesa in aria che dondolava lievemente dopo aver fatto il suono.
    Kassadin tuttavia smise stranamente di tremare, iniziò a calmarsi e a riacquisire un briciolo di lucidità come se quel suono lo avesse riportato alla realtà.
    L'uomo con una voce sarcastica e piena di malignità disse


    -"E' ora di svegliarsi. Ricorda che non puoi vagare nel vuoto, sei un essere inferiore per adesso. So che nella tua mente alberga il pensiero di ottenere quel potere per poter sopravvivere e vagare da uomo, come una sorta di "Camminatore del vuoto", ma è una contraddizione, non si può avere quel potere se si appartiene ad una razza debole come quella umana."
    Kassadin pensò di nuovo a ciò che aveva detto l'uomo riguardo ai suoi cari, cambiò espressione, non era più impaurito, era deciso e arrabbiato e guardò con cattiveria l'uomo. Tuttavia ormai aveva fatto l'unica decisione possibile, aprì la porta di metallo lucente che lo avrebbe condotto a una forza pari a quella di un dio nonostante sarebbe stato per sempre schiavo del Vuoto e diventato un mostro, sarebbe sopravvissuto.
    Da dentro la stanza, come ci si poteva aspettare proveniva una luce viola di enorme intensità.

    L'uomo incappucciato rise con gusto mentre Kassadin, entrando nella stanza, chiudeva la porta ma un attimo prima di chiuderla si fermò per qualche secondo e disse:

    -"Valutando la situazione, c'è un particolare a cui non avete fatto caso, un particolare molto importante."

    -"E quale sarebbe?"

    -"Esattamente tutto quello che ti circonda in questo istante, non so se ricordi ma questo luogo, è la mia mente."


    E dopo la chiusura della porta sembrava tutto finito, tutto iniziò a dissolversi nelle risate dell'uomo.




    Ma ci fu un altro colpo di campana e tutto tornò solido.
    L'uomo era infinitamente sorpreso, ma lo fu di più quando vide la campana sgretolarsi e ancora di più quando girandosi verso la porta nera la vide letteralmente esplodere con un enorme violenza e dall'esplosione ancora in corso uscì Kassadin correndo con tutte le sue forze, con uno sguardo infuriato e con molti parti del corpo ricoperte da filamenti spessi di energia che appariva violacea e trasparente. Tutto quel luogo iniziava a collassare, il pavimento in molti punti esplodeva, implodeva, cadeva o spariva, il cielo stessa cosa, era tutto un caos.
    Kassadin correva senza fermarsi, non si curò dell' uomo e continuò a correre verso quella porta malandata di legno, mentre tutto quel luogo crollava. Sfondò la porta in corsa, nell'istante in cui venne travolto da una luce bianca tutto nella sua mente sembrò tornare normale e l'uomo sparì.





    Aprì gli occhi. Il braccio non gli faceva più male, era stranamente pieno di forze.
    Guardò l'orologio, quelli che sembravano pochi minuti nella realtà erano state circa 3 ore.
    Quindi mancavano 11 ore prima dell'arrivo delle radiazioni a livello critico, ma sembrò non importargliene. Credeva fermamente di essere riuscito a "rubare" quel potere, e lo avrebbe usato contro il vuoto, amenochè non sia stato tutto un semplice sogno.

    Si affacciò dal bordo della zolla vide molte altre macchine su molte altre zolle, ipotizzò che perfino in quel mondo, la gravità doveva essere controllata da qualcosa e che magari non le aveva notate fino a quel momento perchè forse erano sul retro o proprio all'interno dei numerosi oggetti vacanti di quel mondo.



    Vide una nota lontana e mentalmente si preparò un percorso fra le zolle per raggiungerla, questo percorso implicava lo sfruttare della forza di gravità generata dalle macchine, guardando il movimento delle zolle per diversi minuti aveva capito quale macchina funzionava in quale modo tuttavia non ne era convinto.

    "-Tanto vale..."

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