Dream Theater - Dream Theater, i Dream sono TORNATI !

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Ace $uppa Punch
     
    .

    User deleted


    Salve a tutti, in questa recensione vi parlerò del nuovo Album dei Dream Theater, chiamato proprio come la band: Dream Theater!
    L'album uscirà il 24 Settembre, ma ci hanno già resa nota una Tracklist da commentare, che bravi XD

    Per cui, commenterò le canzoni di questo Album.

    1. FALSE AWAKENING (2:42)
    Ecco la prima traccia dell’Album, che considero come: “L’Overture” dell’album. L’impianto, i suoni, lo stile e l’impressione generale sono decisamente quelli di “Overture”, prima traccia della suite “Six Degrees Of Inner Turbulence”, proveniente dal doppio album omonimo. Anche se di fatto nello scorrimento di “False Awakening” non ritrovo particolari richiami a brani che ascolteremo nel seguito, come al contrario succedeva nella citata “Overture”, lo scopo di questa traccia sembrerebbe proprio quello di introdurci alle atmosfere dell’album. Ma, nella sua relativamente breve durata, in effetti il brano non ci rivela nulla su quanto ascolteremo in seguito. La definisco una canzone, come dire, Epica XD Ma non per il fatto che è bestiale ecc ecc, ma per il fatto che trasmette una sensazione piacevole.

    2. ENEMY INSIDE (6:17)
    E’ sicuramente una buona canzone, aggressiva al punto giusto ed orecchiabile quando serve, e si rivela un singolo azzeccato; ma come il precedente anche questo brano non si pone come pezzo veramente rappresentativo di questo nuovo album. L’attacco iniziale è diretto e aggressivo, sullo stile di alcuni brani provenienti da “Systematic Chaos” come “Dark Eternal Night”, con un riffone compresso di Petrucci che non rinnega quanto fatto appunto nel passato recente. Le scelte sonore del chitarrista e di Rudess su questo pezzo devono molto a quell’album, con un suono molto chiuso e quasi mathcore. Un Labrie inquadrato e pertinente compie tranquillo il proprio lavoro in una maniera non troppo “appariscente” ma si adatta alle sonorità ben definite del brano, mentre un ottimo Mangini viene posto bellamente in evidenza grazie a scelte sonore e di produzione ben precise. Preso come brano a se stante “Enemy Inside” ha delle buone qualità ed è debitore della fase più moderna e aggressiva dei Dream Theater di qualche album fa.

    3. THE LOOKING GLASS (4:53)
    Al terzo brano ci troviamo invece al cospetto di qualcosa che, dati i presupposti dei primi due incongruenti brani, non ci saremmo aspettati. Il riff di Petrucci iniziale è fin da subito molto aperto. Sulla base quindi di un mutevole fraseggio finalmente fantasioso e non volto all’aggressività, gli equilibri cambiano. Un Rudess più di supporto che protagonista si lega alla perfezione ai piacevoli movimenti melodici dipinti dal fraseggio di Petrucci usando suoni meno ingombranti e più ordinati, mentre ad un superlativo Mangini viene lasciato il compito di ampliare ulteriormente il polmone ritmico di un brano già di per sé arioso con una prestazione più varia, che mette in evidenza più fantasia e classe che velocità e tecnica. Chiave di volta per il brano è, inaspettatamente, Labrie, autore non tanto di una prestazione sopra le righe, quanto perché la sua timbrica viene valorizzata da un’ottima scelta delle linee melodiche.Le melodie vocali rimangono infatti subito assimilabili, per nulla scontate, e soprattutto danno al singer la possibilità di utilizzare bene una vocalità dolce e ricca di sfumature, senza dover strafare su tonalità troppo alte o ambiziose, con risultati che supponiamo non sarebbero eccelsi.

    4. ENIGMA MACHINE (6:01)
    Un classico strumentale dei Dream Theater, che gronda della loro personalità in ogni secondo. Sei minuti in grado di accontentare tutti coloro che richiedevano a gran voce il ritorno di un brano di questo tipo. Poco da dire su questa canzone, l’unica sulla quale non me la sento di soffermarmi a lungo.

    5. THE BIGGER PICTURE (7:40)
    Tutto sommato, fino ad ora ci siamo trovati in presenza di canzoni brevi, almeno per lo standard Dream Theater. “The Bigger Picture” è il secondo pezzo più lungo dell’album e con questa traccia ci troviamo davanti ad uno dei momenti migliori dell’intero lavoro. Pochi, pesanti, accordi iniziali sfumano subito in atmosfere più rarefatte, dove Labrie canta ancora su registri intimisti, supportato solo da un essenziale pianoforte. Presto si aggiunge una chitarra acustica e dei morbidi sinth, con la canzone che a poco a poco guadagna corpo fino ad esplodere nell’elettricità del primo ritornello. La seconda strofa mantiene la tensione nervosa accumulata nei primi minuti di canzone e ci presenta un Labrie ancora bene sul pezzo, che ci accompagna in un crescendo di suoni e ritmi (Mangini è essenziale in questo episodio) fino al secondo ritornello. La canzone ormai è decollata, e accogliamo con piacere il vibrante e rilassato assolo di Petrucci, che ci dispensa di nuovo emozioni come in “The Looking Glass”. La canzone prosegue su questi registri, mantenendosi complessa, fortemente elettrica, ma non pesante o soffocante. Anzi, sono ancora melodia e ritmiche ad ampio respiro a caratterizzare l’incedere del brano. La conclusione ci arriva dopo un istante di interruzione che ci spiazza: sono ancora le melodie vocali a stabilire il tenore del pezzo, con Petrucci che sostituisce a riff e fraseggi accordi lunghi, e ci dipinge sensazioni simili ai momenti conclusivi di “The Spirit Carries On”. Il pezzo mi ha convinto fin da subito, e per la prima volta non ho problemi ad usare una parola: CAPOLAVORO.

    6. BEHIND THE VEIL (6:52)
    L’intro è strana, atmosferica, basata su suggestioni di tastiera. L’impressione forte è quella della parte iniziale della lunga suite “Octavarium” dall’album omonimo, almeno fino a quando, intorno al minuto e mezzo, le chitarre non entrano prepotenti, accompagnate dalla coppia Myung/Mangini. Il pezzo progredisce in fretta, introducendo un pesante riff memore di album quali “Train Of Thoughts”. La voce di Labrie inizialmente è filtrata e minacciosa, simile alle vocals presenti su qualcuno dei vecchi pezzi composti da Portnoy, come “Honor Thy Father”. Dopo un altro paio di minuti la canzone cambia ancora, schiarendo le sonorità e reintroducendo il clima arioso e maggiormente concentrato sulle linee vocali che ha contraddistinto i momenti migliori del disco finora. La parte finale di questo pezzo molto variato è affidata ad una più pesante impostazione prog, con complicati fraseggi di chitarra a rincorrere tastiere bene in evidenza. Il pezzo è, nonostante la notevole parte centrale, meno fruibile rispetto ad altri brani presenti sull’album, ma la ricchezza dei contenuti lo rende un valido ascolto.

    7. SURRENDER TO REASON (6:34)
    Siamo in pieno periodo “Six Deegres Of Inner Turbulence”, con un pezzo che sa di molti passaggi provenienti da quell’album. Un po’ della dolcezza di “Goodnight Kiss”, un po’ delle melodie e dell’accessibilità alla “Solitary Shell” e qualche passaggio più chiuso e drammatico: così i cinque dei Dream ci confezionano un’altra canzone dall’andamento e dalla struttura imprevedibili, ma che stavolta un po’ stanca. Mentre il minutaggio scorre lento tra riff diversificati e un approccio vocale mutevole, ci rendiamo conto che il costrutto generale del brano non è dei migliori: alle volte si perde di vista la forma canzone, cadendo nella tanto criticata autoreferenzialità. Come succedeva nella lunga e complicata “Lost Not Forgotten” dal precedente “A Dramatic Turn Of The Event”, qui il filo è difficile da seguire, e non basta una sempre spettacolare prestazione di Mangini o le frequenti aperture melodiche di Labrie a far decollare il pezzo. Per ora, con più di qualche ascolto alle spalle, la settima traccia di “Dream Theater” rimane l’unica che mostra un po’ la corda della mancanza di idee, nonostante l’ovvia bravura esecutiva prodotta nel suonare il pezzo e la discreta alchimia tra chitarre, tastiere e sezioni orchestrali a livello di suoni. Non una caduta di stile, o un brano brutto, semplicemente funziona meno degli altri, perdendo di vista il buon approccio delle canzoni di mezzo.

    8. ALONG FOR THE RIDE (4:45)
    Anche se di vere e proprie ballad in “Dream Theater” non ce ne sono, “Along For The Ride” è il brano che maggiormente ci si avvicina. La struttura della canzone si semplifica e la già citata “Solitary Shell” da “Six Degrees of Inner Turbulence” ritorna prepotentemente a stuzzicare i nostri pensieri. Il pezzo è decisamente lineare e figlio dell’approccio più basato sulla melodia che abbiamo lodato nelle nostra tracce preferite: il risultato non può dunque che soddisfarci. Simile ad una versione più elettrica di “Beneath The Surface”, il brano non fatica ad entrare in testa e farsi cantare, e ci testimonia che, nell’ultimo periodo, questo tipo di composizioni più tranquille e meditative calza a pennello sui Dream Theater, come peraltro dimostrato proprio sul precedente “A Dramatic Turn Of The Events”. Con un Rudess di nuovo contenuto, un Mangini fantasioso, Petrucci ispirato e Labrie a proprio agio ci si muove sul velluto. Ottima canzone, non ai livelli di Through Her Eyes, ma comunque ottima.

    9. ILLUMINATION THEORY (22:17)
    La ‘suite’ era sicuramente il momento più atteso dai fan. Volenti o nolenti, le lunghe tracce divise in più parti (“A Change Of Season”), brani diversi legati musicalmente o tematicamente (“A Mind Beside Itself”), i dischi interi che sono in realtà un’unica suite divisa in movimenti (“Six Deegrees Of Inner Turbulence”), sono da sempre una caratteristica di Petrucci e compagni, che in venticinque anni di carriera non si sono mai fatti mancare nulla in termini di queste stranezze. “Illumination Theory”, suite di 22 minuti tra le più lunghe fatte dal gruppo, segue grossomodo la struttura di “Octavarium”, ovvero un’unica traccia divisa in più movimenti, cui si passa dall’uno all’altro senza soluzione di continuità, ma percorrendo con ciascuno di essi elementi o sonorità assai diverse. L’inizio di questo complesso e ambizioso brano si pone come una sorta di nuova intro. La musica che ci accompagna per un minuto è ancora una volta magniloquente, orchestrale, e funge da preludio ad un riff di Petrucci aggressivo e nervoso. La canzone cambia registro, e i prossimi minuti sono all’insegna dello strumentalismo più spinto e intransigente, con un Myung che finalmente in molti passaggi si erge sopra i volumi dei compagni col proprio strumento. La canzone si mantiene molto fluida, e passa innumerevoli cambi di sonorità e tempi, riportandoci alla mente la ricchezza sonora di “The Dance Of Eternity”. La canzone sembra voler mantenere una tensione molto alta e l’ingresso di Labrie non fa che confermarlo. Messo da parte il registro dolce e sommesso, è un James aggressivo e maligno quello che ci introduce a questa prima parte cantata, la quale sembra non voler appunto mai scendere di drammaticità. Le strofe lasciano spazio a bridge e aperture meno incompromissorie e un po’ di melodia comincia a tornare, prima di un ultimo, breve, passaggio strumentale ancora tecnico e rude. La carica del pezzo svanisce nel nulla al settimo minuto, dove gli echi degli strumenti si spengono piano piano in una sezione caratterizzata da soli suoni atmosferici ad opera di Rudess. E’ poi sempre il tastierista a far ripartire il pezzo, introducendoci ad un nuovo movimento con inaspettate soluzioni tastieristiche, forse ispirandosi a John Williams. Lo stacco con il movimento successivo, il più violento di tutti, è fin troppo rude. Basso e batteria si avvolgono intorno ad un riffing crudo ed essenziale, con un Labrie strozzato e rabbioso, come ai tempi del vecchio “A Change Of Seasons”. La parte strumentale che inizia dopo è, se possibile, ancora più spinta e complessa della prima, e ci ricatapulta senza possibilità di scampo alle sonorità di “In The Name Of God” ed “Endless Sacrifice”. In questo frangente sono sempre Rudess e Labrie a riportare la tranquillità, con un lavoro molto organico ed elegante del primo, che abbandona gli assoli per dedicarsi agli accordi, e alla vocalità aperta, ancora figlia di “Finally Free”, del secondo. Il finale epico chiude un pezzo davvero splendido, che ci ripresenta i Dream Theater dei momenti migliori in grande spolvero, assolutamente non toccati dall’assenza del loro ex compositore principale.



    Detto ciò, questa è la tracklist che ci è stata resa nota circa 4 giorni fa.
    Devo ammettere, a parere personale, che l’album è stupendo, rispolvera le vecchie glorie dei Dream Theater. Lo considero migliore del precedente Album, A Dramatic Turn of Events, in quanto in questo c’era solo Tecnica, poco sentimento. Cioè, dai, molte canzoni di quell’album erano praticamente “impossibili” XD Si riconosce anche una piccola influenza Periphery in “Dream Theater”, il caro Misha è ovunque ;)
    Concludendo, spero che la mia presentazione vi sia piaciuta e, visto che non credo ci siano molti “ascoltatori” di questo genere, spero che hai pochi possa piacere sia questo mio lavoro sia quello dei 5 del Teatro del Sogno.
    Grazie e alla Prossima ;)
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Sì... è un brutto sogno...

    Group
    Administrator
    Posts
    3,725
    Location
    Credi che se lo sapessi non te lo direi?

    Status
    Offline
    Belloooo :powa:
     
    Top
    .
  3. Ace $uppa Punch
     
    .

    User deleted


    Passa il +1 troietta :powa:
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    2,655

    Status
    Anonymous
    Non capisco un'acca di quanto hai scritto, ma ti metto +1 per l'impegno :asd:
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Sì... è un brutto sogno...

    Group
    Administrator
    Posts
    3,725
    Location
    Credi che se lo sapessi non te lo direi?

    Status
    Offline
    CITAZIONE (Ace $uppa Punch @ 20/9/2013, 21:25) 
    Passa il +1 troietta :powa:

    Ricambia :powa:
     
    Top
    .
  6. Ace $uppa Punch
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    Non capisco un'acca di quanto hai scritto, ma ti metto +1 per l'impegno :asd:

    Devi ancora evolvere la tua mente, capisco ciò u_u
    Di solito la si raggiunge sui 12-13 anni ma capita che ci sia un ritardo XD
     
    Top
    .
5 replies since 20/9/2013, 20:18   53 views
  Share  
.