Yu-Gi-Oh! Links Beyond the Magic

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    tapiri che fanno pack pack

    Diodiodiodiodio. Oddio.
     
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    cercali su Youtube se vuoi vomitare xD (fine OT)
     
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    Capitolo 3



    Le torri di Galdos, dal nome dell’architetto che le progettò in tempi immemori, erano divenute famose in tutto il regno conosciuto, e forse anche un po’ oltre. Chi lo sa, pochi s’era avventurato oltre la catena montuosa dello Spaccacielo e nessuno era tornato. A parte qualche cadavere o misteriose ossa umane cadute dal cielo sulla testa di qualche malcapitato. Come tornassero al Regno non era dato saperlo.
    In ogni caso, quelle torri erano la residenza di Gulldor, collocate su una montagna che dominava la città (per quanto di città si potesse parlare) e collegate a essa tramite un comodo tele-trasportatore, in modo da rendere fisicamente possibile il raggiungimento di quella meta.
    Anche se, solitamente, nessuno si permetteva di raggiungere quella solitaria magione, composta da una ampia e solida base in quello che alla vista sarebbe sembrato marmo, ma che al tatto si rivelava molto più coriaceo e gelido, e da qualche torre che si slanciava alta nel cielo, terminando con una punta che faceva apparire come una gigantesca mano artigliata il maniero. Non che il paragone fosse totalmente errato, visto che da quel luogo il Folle teneva in pugno tutto e tutti. Dio che comanda i mortali dal Paradiso. Mi ritrovo a far notare una cosa circa un paragone, ossia che questa volta è errato paragonare Gulldor a Dio, poiché il primo è essenzialmente malvagio e l’altro una entità buona per definizione. No, aspettate, un Dio può essere anche malvagio. Errato è il paragone tra il castello e Paradiso, suppongo. Ma, visto che un Dio che sta in Paradiso è a rigore di logica buono, non stavo sbagliando.
    In ogni caso, nel pianterreno del castello in questione era presente una sala molto ampia, con drappeggi di tessuto pregiato alle ampie vetrate, un tappeto rosso che la percorreva interamente nella sua lunghezza e, immancabilmente, il classico trono impreziosito da rubini, zaffiri e quant’altro.
    La cosa più interessante della stanza, però, non era situata né nelle sfarzose decorazioni né nell’ampio numero di cadaveri che incorniciavano lo stanzone... bensì in due figure: la prima era un uomo alto, dalla folta capigliatura bionda; indossava una cotta in ferro e brandiva una spada a due mani. Dal braccio sinistro un lungo taglio faceva colare il sangue lasciando una scia di riconoscimento cremisi. L’altro, avvolto dalla semioscurità della stanza, era invisibile.
    “Tu... Bastardo!” gridò l’uomo alzando lo spadone sopra la propria testa e caricando l’altro, con tutta probabilità intenzionato a squartarlo. Scoppiò una tetra risata, seguita da una fredda osservazione:
    “Spada Claymore. Fatta da un buon fabbro, senza dubbio... Ma, rispetto alle Claymore di diecimila anni fa, si evidenzia un profondo calo di qualità.”
    La voce che pronunciò queste parole era annoiata mentre colui che le aveva pronunciate alzava una mano e puntava il dito indice contro l’uomo.
    “Nifel Wind.”
    Sebbene l’ambiente fosse chiuso, un gelido vento sibilò alle spalle dell’ombroso, dirigendosi verso l’altro uomo. Improvvisamente si poté vedere un turbine violaceo che roteava imperterrito su sé stesso, avvicinandosi al bersaglio. L’uomo lo vide e, in un disperato tentativo, con un selvaggio grido di rabbia, si scagliò contro l’altro, venendo però intercettato dal tifone.
    Il vento sollevò l’uomo in aria, mentre le forti correnti ne laceravano le resistenti vesti, causavano ferite nella carne e, mentre il sangue colava abbondantemente lasciando ben presto una pozzanghera rossastra sul pavimento, delle polveri si depositarono nelle ferite dell’uomo, facendolo gridare di dolore mentre quel veleno, spargendosi in tutto l’organismo, gli causava una lenta agonia.
    Un paio di minuti dopo il vento si placò e la vittima cadde a terra. Era un bell’uomo. I vestiti ridotti a brandelli, le ferite in tutto il corpo e la faccia diventata un’unica smorfia di dolore mentre raggiungeva lo stato di non-esistenza, fisicamente inzuppato dal suo stesso sangue.
    La stessa voce che aveva detto ‘Nifel Wind’ disse:
    “Non cambia mai. Ci saranno sempre i rivoltosi. Altre vite gettate al vento per niente. Per l’egoistico desiderio di una vita nel caos...”
    Poco dopo si sentì un rumore di passi, seguito dall’arrivo di una persona che, dal momento che la luce illuminava solo la parte centrale della stanza, risultava invisibile. Quello disse:
    “Supremo Gulldor. Suppongo di aver trovato traccia di rivoltosi.”
    “Molto bene.” Rispose pacatamente l’uomo celato nell’oscurità, il Folle. “Chi è più adatto a eliminarli?”
    Dopo qualche attimo di riflessione pronunziò un nome. “Vance. Chiama Vance. E’ sicuramente il migliore in questo campo.”
    Il nuovo arrivato annuì e se ne andò a passo lento.
    Dopo questo breve e simpatico siparietto, torniamo ai nostri eroi. Al momento nel Covo della Resistenza Dake e Brad stavano duellando, ed era il turno dell’omaccione.
    “Pesco!” esclamò mentre lasciava una scia nell’aria afferrando una carta. “Innanzitutto tu controlli un mostro e io no, quindi posso chiamare in campo dalla mia mano Cyber Drago (ATK 2100) in posizione offensiva!” esclamò.
    Nello stesso istante da una fessura sul terreno si materializzò un serpente in acciaio, il lungo corpo iniziante con una bocca munita di zanne e terminante con una coda affilata, quasi una sciabola. La lega di acciaio con cui era composto era d’un grigio opaco e veniva periodicamente attraversata da delle linee azzurre, come misteriose vene, in prossimità dei circuiti che gli davano vita.
    “Non pensare abbia chiamato questo mostro solo per eseguire un attacco diretto; infatti approfitto dell’Incantesimo conosciuto come Luminosità Ascendente: posso bersagliare, grazie a questa carta, un mostro LUCE che controllo... considerandolo un mostro Tuner!” esclamò mentre il suo mostro veniva ricoperto da un alone celestiale che, staccandosi da lui, creò due copie perfettamente identiche dello stesso mostro, un guerriero dal fisico esile e un’armatura argentea. “Non ti ho detto il bello, pivello: infatti posso anche Evocare Specialmente dal mio mazzo fino a due mostri LUCE, a patto che siano di Livello 3 e che abbiano lo stesso nome! Ovviamente tutto ha un prezzo... nel mio caso, la negazione della Battle Phase e l’impossibilità a Evocare mostri non-LUCE fino alla fine del turno di gioco!”
    Dake sorrise. Era un’ottima carta che consentiva di preparare il terreno, ma aveva troppe limitazioni. Non faceva sicuramente per il castano.
    “Comunque,” esclamò Brad. “ti voglio far notare una cosa: ho un mostro Tuner e due non-Tuner! Comincio sincronizzando Cyber Drago con la prima Costellazione Sheratan!”
    Il Drago si scompose in cinque sfere verdi che entrarono dentro il guerriero astrale, creando un guerriero dalla carnagione blu, molto alto, simile a una pantera, con un muso canide con una espressione indifferente dipinta in volto; indossava una veste simile a quella degli imperatori romani e dalle zampe anteriori fuoriuscivano periodicamente getti di fulmini.
    “Forza, Anubi del Tuono (ATK 2400)!” Gridò, per poi proseguire esplicandone i poteri. “Forse il suo valore offensivo non ti sembrerà molto alto, ma non temere: non l’ho evocato mica per questo! Si attiva infatti il suo potere speciale con cui, appena tocca il Terreno, posso chiamare un mostro Tuner LUCE dal mio Deck: nel mio caso, Arachnotrot Tonante (ATK 1200).”
    Le saette che fuoriuscivano dalle zampe del Synchro si mossero e danzarono sinuose in una frenetica danza, finché non crearono un ragno metallico. Le eccedenti fuoriuscirono sotto forma di raggi giallastri, creando misteriose ragnatele al contatto col terreno.
    “Sai il bello? Anche questo mostro ha un potere speciale, nel caso che, se viene usato per Sincronizzare un mostro e tutti i materiali sono LUCE, si potrà Evocare Specialmente un mostro Synchro di Livello otto! E... la cosa più bella è fare il bastardo con un novellino, ergo sincronizzo Sheratan e Arachnotrot, in modo da Evocare il Drago Polvere di Stelle (ATK 2500)!”
    Il ragno e il guerriero stellare eseguirono le stesse mosse fatte dal duo precedente, consentendo la creazione di un dragone bianco dall’interno delle ali violacee, il muso appuntito e un ventre costituito da strane “piastre”.
    “Non posso fare molto altro... Quindi passo!” esclamò l’omone nerboruto lasciando campo al giovane rivoluzionario.
    “Molto bene, tocca a me!” esclamò Dake. “Pesco, quindi ev-”
    La frase fu stroncata sul nascere da un forte rumore. La cupola virtuale si disfece, e così le piattaforme su cui i due contendenti avevano iniziato la tenzone. Tutti si voltarono a guardare il punto da cui era arrivato il rumore, ovvero un muro. A Dake bastò qualche istante per capire tutto. Qualche istante di troppo.
    Si sentì spingere allo stomaco e qualche secondo dopo stava accasciato a un muro, dolorante.
    “Cosa diavolo... ?” imprecò passandosi una mano sulla pancia, sentendo ancora il dolore pulsante.
    “Un generale.” Borbottò Alicia tra sé mentre con una occhiata impartiva il tacito ordine di prepararsi ad un ipotetico imminente scontro.
    Guardando più in là Dake poté scorgere il muro, ormai ridotto in frantumi, e nel polverone la sagoma di un uomo: aveva lunghi capelli grigiastri, era alto e muscoloso; indossava una armatura a piastre, nera, e brandiva in mano una spada finemente decorata in oro.
    “Molto bene...” disse quello. “E così voi sareste coloro che osano ribellarsi a Gulldor? Beh, capirete quanto sia errato farlo... Ma,” aggiunse dopo qualche attimo carico di tensione. “mi sembra ingiusto eliminarvi tutti così, senza lasciarvi la benché minima possibilità di salvezza. Ho portato con me quattro amici... vi divertirete un po’ con loro, poi passeremo alle maniere forti. La disputa è stata modulata. A voi il resto.”
    Così dicendo avanzò, lasciando mostrare altri quattro esseri, il cui aspetto era in tutto e per tutto simile a quello dei Soldati Neri. I quattro si slanciarono contro i rivoltosi e, così facendo, creavano un Legame di Duello Fisico, quattro differenti cupole in cui erano costrette le coppie finché uno dei due combattenti non fosse caduto stramazzante al suolo.
    Dake tolse subito il suo coltellino da dove lo teneva, ossia al sicuro in una tasca dei pantaloni, per poi piegare leggermente le ginocchia e guardare negli occhi colui che al momento era il suo avversario e che, ne era certo, sarebbe finito stramazzante al suolo poco dopo, chiedendo pietà. Una richiesta che non sarebbe stata esaudita.
    L’avversario scattò in avanti, ma la risposta del sedicenne non si fece certo attendere, in quanto scattò anch’egli in avanti. Ciò che Dake non si sarebbe aspettato fu la reazione del Soldato Nero, in quanto spiccò un balzo e, rivelando due spade che teneva dietro la schiena, le usò per fendere l’aria causando un’onda d’urto violacea, che fortunatamente passò sopra la testa del ragazzo facendolo uscire incolume e causando un polverone a terra.
    Subito dopo, però, sempre lo stesso avversario si avvicinò a Dake e, afferrandolo da sotto le ascelle, lo portò a elevata quota per poi lasciarsi cadere, causandogli qualche ferita.
    “Merda,” pensò il giovane. “non sono abituato agli avversari volanti. Vedrò che fare.”
    Il Soldato tentò nuovamente il fendente aereo ma Dake, non facendosi attendere, spiccò un balzo e diede un fendente col suo coltello all’avversario, causando squilibrio fisico e facendolo cadere bruscamente a terra.
    “E vai, un colpo.” Pensò rimettendosi in posa da combattimento.
    Quello che non si sarebbe certo aspettato fu un’altra reazione da parte dell’avversario, che si rialzò a una velocità davvero elevata e diede tre colpi all’aria sfruttando le sue spade, causando un numero uguale di onde d’urto che si schiantarono bruscamente contro Dake, facendolo infine battere contro il muro.
    Laddove era avvenuto l’impatto i vestiti del ragazzo presentavano tagli abbastanza profondi e lo stato di equilibrio del giovane era certamente compromesso. Non sapeva come fare, e nel mentre il Soldato continuava a svolazzare sopra il capo dell’altro.
    Non poteva lasciarsi sconfiggere così. Semplicemente non poteva. Con tutte le sue forze si rimise in piedi e estrasse nuovamente il coltello, tenendolo bene in vista di fronte al Soldato, e si slanciò in un impeto di furia. L’altro tentò una raffica di fendenti, ma nessuno riusciva a colpire il ragazzo che, con rapidi scatti, se li lasciava rapidamente alle spalle fino al raggiungimento del bersaglio, che venne centrato in pieno e colpito in volto da un pugno.
    Subito dopo lanciò il pugnale. Una raffica di vento lo lanciò via e Dake lo riafferrò mentre stava in aria.
    L’uomo (o demone?) venne avvolto da un’aura violacea mentre si rialzava. Qualcosa di antico e terrificante pulsava in lui.

    ***




    Alicia sentiva qualcosa di strano nel suo avversario, eppure non era diverso da tutti quelli con cui aveva combattuto. L’uniforme nera eccetera. Eppure, mentre stringeva i pugni preparandosi allo scontro, sentiva di dover temere quello. Senza motivo.
    L’altro allineò le gambe e mise a coppa le mani, poi una strana aura violacea lo avvolse. Subito dopo quattro sue copie perfette si formarono in un lampo. Alicia alzò la guardia e stesse a osservarle con attenzione.
    Una delle copie agì. Alicia fu presa alla sprovvista e colpita da un pugno dell’avversario che le mozzò il fiato. Però, sebbene la sorpresa, i tempi di reazione della giovane non erano rimasti intaccati e quindi riuscì a mollare un potente pugno allo stomaco all’avversario. Istantaneamente tutte le copie scomparvero.
    Una volta che, con un balzo, l’oscuro ebbe riottenuto le distanze, eseguì un balzo verso Alicia. La ragazza lo evitò e le distanze si riformarono. Subito dopo il Soldato lanciò uno shuriken, la stella metallica tipica dei ninja, contro la rivoluzionaria. Quella, presa alla sprovvista, fu colpita in pieno volto, ottenendo un lungo taglio appena sotto l’occhio.
    L’arma, come mossa da volontà propria, tornò indietro e si ingigantì in modo che l’uomo poté saltarvici sopra e, da lì, lanciare una raffica di kunai, i famosi coltellini ninja.
    La ragazza alzò un braccio e scagliò un raggio di fuoco, facendoli scomparire come erano scomparse le copie. La battaglia si stava rivelando più dura del previsto.
     
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    Altro bel capitolo,ma ho notato un errore (o forse ho capito male io):

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    la negazione della Battle Phase e l’impossibilità a Evocare mostri non-LUCE fino alla fine del turno di gioco!”

    Se non sbaglio dopo evoca stardust che è vento...non voglio fare il pignolo,ma in teoria non potrebbe o sbaglio?

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    Peccato che hanno già messo il Trailer della quinta serie, ArcV. Al massimo come sesta... Qualcuno sa l'email della Konami?

    Non so l'email,ma ho appena visto il trailer.Posso dire che per me l'anime di ygo è finito con 5d's.Questo ArcV sembra ancora peggio di zexal,il protagonista cavalca sospetti ippopotami rosa a macchie gialle mentre duella e gli hanno fatto i capelli verdi e arancioni.Peggio di così? Ma soprattutto: perchè il protagonista non può avere dei dannatissimi capelli normali e decenti? L'unico che si salva è jaden.Almeno lui era figo come personaggio :powa:
    E poi la collana che porta la collo mi sembra molto simile a quella che aveva yuma.Boh,speriamo almeno che i mostri siano fighi :sisi:
     
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    Se non sbaglio dopo evoca stardust che è vento...non voglio fare il pignolo,ma in teoria non potrebbe o sbaglio?

    Mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa (si batte il petto)... Quando scrissi il capitolo, circa due mesi fa, ero dimentico del particolare X'D ma un piccolo errore di distrazione non pregiudicherà mica la qualità della storia, no? C:
     
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    CITAZIONE (Nossy @ 3/1/2014, 16:26) 
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    Se non sbaglio dopo evoca stardust che è vento...non voglio fare il pignolo,ma in teoria non potrebbe o sbaglio?

    Mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa (si batte il petto)... Quando scrissi il capitolo, circa due mesi fa, ero dimentico del particolare X'D ma un piccolo errore di distrazione non pregiudicherà mica la qualità della storia, no? C:

    No,sia mai.La storia è comunque bella ;)

    Ne fanno di peggiori nell'anime :asd:
     
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    Bravo Nossy :sisi:
     
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    Ho visto anche io la nuova serie e le nuove carte... i Mostri Arc xD a parte questo, ottimo capitolo, diventa sempre più avvincente
     
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    CITAZIONE (Fedele della Luce @ 5/1/2014, 19:50) 
    Ho visto anche io la nuova serie e le nuove carte... i Mostri Arc xD a parte questo, ottimo capitolo, diventa sempre più avvincente

    si conoscono già i nuovi mostri?
     
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    Bel lavoro ragazzo
     
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    Capitolo 4



    Combattere. In tutti i modi possibili, combattere e vincere. Erano queste le parole che Alicia si ripeteva incessantemente mentre guardava l’avversario, un Soldato Nero che aveva dimostrato di saper materializzare armi bianche, creare propri cloni e avere doti di combattimento che, da un “semplice” Soldato, nessuno si sarebbe mai aspettato e che invece aveva dimostrato, mettendo sotto pressione sin dalle battute iniziali la sua avversaria.
    Il ninja aveva creato attorno a sé un’aura di colore nero, che lo nascondeva alla vista di tutti come un grande bozzolo opaco. Dopo qualche attimo in cui la giovane ribelle tenne alzata la guardia, però, causando un moto di sorpresa nella giovane, l’aura scomparve, mostrando il Soldato; apparentemente sembrava identico a prima.
    Ad una velocità impressionante il Soldato si lanciò contro Alicia lanciandole addosso una raffica di shuriken, con ogni probabilità intenzionato a ferire mortalmente la ragazza. Ma Alicia non poteva arrendersi né lasciarsi sconfiggere, sarebbe certamente stata la fine per la Resistenza. Anche se, guardando oltre la cupola il Generale che fissava i quattro scontri simultanei con apparente disinteresse, non era totalmente certa del fatto che, anche se avessero vinto quello scontro, sarebbero sopravvissuti alla forza dell’uomo; le voci che giravano non contribuivano certo a rassicurare la rossina.
    La giovane schivò le varie stelle metalliche, lanciando poi un getto di fuoco contro quelle che ancora si stavano avvicinando a lei e liquefacendole. Subito dopo, leggiadra come una farfalla ma rude come un gladiatore, si lanciò contro il nemico con il pugno chiuso avvolto in delle fiamme di natura apparentemente incantata. Il Soldato pose le mani a coppa una seconda volta e, dove prima c’era solo un uomo, ora ve ne stavano tre.
    “Non puoi battere le Divine Tecniche Ninja di Shadow!” Esclamò con fare spavaldo il Ninja rivelando il suo nome, per poi annunciare a gran voce il nome della tecnica. “Maina Baizo!”
    Il pugno infuocato trapassò uno dei doppioni, facendolo svanire in una nuvoletta grigiastra ma lasciando illeso il reale Shadow, che contrattaccò un secondo pugno di fuoco con un calcio al volto, scagliandola lontana. Però il suo volo non durò a lungo: infatti, mentre la giovane era apparentemente destinata a schiantarsi contro la cupola virtuale, il clone-ombra del ninja apparve improvvisamente sopra la ragazza, colpendola in pieno ventre a mani giunte e scagliandola a terra, facendo saltare qualche piastrella del pavimento. Poco ci volle al ché Alicia si rialzasse, ma nel mentre lo Shadow reale aveva già preso a correre contro la ragazza. A niente servirono le sfere di fuoco che la ragazza scagliò, vennero tutte schivate con agili movimenti. Infine il ninja si chinò e posò le mani a terra... facendo emergere una sorta di totem vocativo decorato con un motivo a pugnali. Da là sopra il Soldato si trovava in una posizione di vantaggio.
    “Dannazione...” pensò Alicia stringendo i denti e pensando a come poter sconfiggere un avversario del genere.”
    “Sei una ottima combattente.” Disse pacatamente Shadow senza tradire emozione alcuna; né entusiasmo né odio o quant’altro trasparivano dall’impassibile volto. “Ma devi sapere che contro i Quattro Giudici Gentili del Maestro Vance niente si può fare. Dovrò ricorrere ai miei ninjitsu più potenti, temo. Anche se...” fece una breve pausa, concedendosi un sorriso borioso. “... odio mettermi in mostra. Dovresti sentirti onorata.”
    Il vantaggio della posizione sopraelevata subito si dimostrò importante: dopo aver eseguito un qualche complicato movimento con le mani, per poi slanciarsi contro l’avversaria, seguito a ruota dal clone-ombra rimanente, con un sadico sorriso in volto e sentendo dentro di sé quella sicurezza che solitamente precede una grande vittoria. Una volta che i due ninja furono in volo, puntarono le mani contro la comune avversaria.
    “Boru Kasai!” esclamarono i due in coro mostrando quella che Shadow aveva già detto essere una delle sue tecniche migliori.
    Dai palmi delle mani del ninja e del suo clone fuoriuscì un getto azzurro che sfrecciò ad alta velocità davanti agli utilizzatori, coprendo una vasta area: Alicia, essendo impossibilitata a vedere qualcosa al di fuori di quel mare azzurro, decise di sfruttare la carta Teletrasportatore per evitare quella che probabilmente sarebbe stata una ingloriosa fine. Non appena la carta venne divorata dall’apparecchio che la ragazza teneva al braccio, andò rapidamente in dissolvenza fino a sparire del tutto, proprio un attimo prima di essere investita da quel potente attacco. Fuori pericolo? Non del tutto: appena ricomparve, a qualche metro di distanza da dove si trovava prima, la semplice onda d’urto bastò a farla volare e, di conseguenza, ricadere dolorosamente, in prossimità di una parete della cupola. Alicia, non restia a combattere, da supina scagliò un getto di fiamme contro Shadow, che si trovava attualmente in posizione sopraelevata rispetto a lei e con un pugnale fra le mani, in tutto e per tutto deciso ad ucciderla, colpendolo in pieno volto. E facendolo scomparire in una nuvoletta di fumo.
    La giovane si accorse, con grande fastidio, di avere solamente eliminato una copia; il vero Shadow si trovava al centro del campo di battaglia. Solo per un istante, però: dopo aver visto quell’avversario statuario, la giovane se lo ritrovò davanti, impugnante una corta spada giapponese che puntava dritto alla gola di Alicia, evidentemente intenzionato a soddisfare in fretta le aspettative del generale. Solo che Alicia, che da tutta una vita lottava per difendere i suoi ideali, era di tutt’altro avviso.
    “Mi dispiace per te, Shadow. Prima eliminerò Gulldor... Poi, se sarai ancora vivo e ne avrai ancora voglia, potrai tentare di eliminarmi. Non è finita. Dannazione, non sarà mai davvero finita.” Affermò in tono lapidario la rivoluzionaria, sferrandogli un calcio verso il ginocchio – facendolo cadere – e rialzandosi poco dopo, lanciando repentinamente un getto di fiamme che colpì a bruciapelo l’avversario, scagliandolo lontano e riottenendo le distanze. Solo apparentemente, però: infatti Shadow scomparve in una nuvoletta di fumo, riapparendo sopra l’avversaria e scagliandole una raffica di Shuriken, che la giovane evitò con difficoltà. Per niente sorpreso o stanco, apparentemente dimentico del colpo subito, Shadow atterrò a pochi metri dall’avversaria, pronto a una qualche altra, micidiale tecnica.
    L’aura oscura riapparve in una tonalità meno opaca, mostrando ancora la silhouette del ninja... per poi uniformarsi alla sagoma dell’utilizzatore, trasparendo solamente come una sorta di fumo grigiastro.
    “Nessuno.” Disse Shadow. Poi, dopo qualche attimo, riprese a parlare. “Nessuno mi aveva mai portato a tanto. Dev’essere uno strano gioco del destino, no? SAIZU OMEGA!” gridò con fare deciso.
    Improvvisamente il fumo si staccò dal corpo del ninja, avvolgendo tutta la cupola e gli interni della stessa, impedendo ad Alicia di vedere qualsiasi cosa. Avvolta nell’oscurità più totale, la giovane si chiese cosa stesse succedendo quando sentì un rumore e, poco dopo, un dolore sordo al gomito. Nel buio delle gocce di sangue – del suo sangue – brillavano sinistramente. Poi un altro colpo, alla schiena. Altro sangue per terra. Era questa la fine? Colpita senza poter vedere altro che il proprio sangue?
    Poi le venne una idea. Si passò una mano sulla sua ferita nella schiena, mugugnando dal dolore, e usò la mano ricoperta di sangue come una sorta di luce per guardarsi attorno. E lo vide. Davanti a sé stava Shadow, con dei pugnali in mano.
    “E’ davvero curioso, Shadow.” Disse Alicia, intenzionata a ricalcare ciò che le aveva detto precedentemente l’avversario. “Questa è la battaglia più bella a cui abbia mai preso parte. E’ un peccato che deve finire così, no? COVGUN IAGIN!” gridò ponendo la mano sporca di sangue sul pavimento. Improvvisamente delle linee serpeggiarono fino all’avversario, ricoprendolo. Poi presero fuoco.
    “Muori. Perisci tra le fiamme.” Disse Alicia.
    Le fiamme si placarono poco dopo lasciando cadere Shadow a terra, esanime. La cupola si schiuse.
    Dake sapeva di non potersi permettere altri errori. L’avversario aveva dimostrato di saper volare e saper usare con letal forza due spade che teneva dietro la schiena. Analogamente a quanto Shadow aveva fatto, dopo aver materializzato un’aura scura attorno a sé la lasciò dissolvere nel nulla, per tornare a guardare l’avversario.
    “Io sono Magnon. Tu sei un bersaglio.” Disse semplicemente. “Devo eliminarti. Niente di personale, ma la Fiamma della Fenice risplenderà ancora.”
    Si mise in posizione di combattimento rivelando due enormi ali composte da una struttura sottile rossastra e tre cerchi a decorarle, anch’esse rosso cremisi.
    Dake partì all’assalto. Nel tempo di guerra in cui erano aveva imparato a manipolare i poteri nascosti dentro di lui – ch’erano presenti in ogni persona – e a sfruttarli per combattere, quindi, imprimendo una lieve pressione nel manico del coltello, creo una sorta di lama eterea che iniziava da dove terminava la lama del coltello, rendendola in tutto e per tutto simile a una spada. Con un salto si avvicinò all’avversario con l’arma dietro la schiena trattenuta con due mani, per poi calarla con inaudita violenza contro Magnon, ma l’avversario evitò il colpo semplicemente con un salto all’indietro.
    Non appena posò i piedi a terra, però, si slanciò contro Dake dandogli una potente testata allo stomaco, colpendolo e scomparendo poco dopo in un gioco di luci; riapparve dietro di lui con una calma sovrannaturale in volto.
    “Il bersaglio” disse. “non dimostra capacità fisiche elevate.”
    Subito dopo si portò in volo e, dopo aver fatto un giro in planata attorno alla testa di Dake, riatterrò dov’era prima. Che senso aveva quella mossa? Non v’era tempo per tergiversare circa le insensate manovre eseguite dall’avversario, o almeno era ciò che Dake pensava, quindi spiccò un secondo balzo e calò nuovamente la lama, riuscendo questa volta a ferire il braccio dell’avversario, causandogli un taglio all’altezza della spalla da cui un getto di sangue fuoriuscì, seguito da un gemito di dolore da parte di Magnon.
    “Forza,” lo esortò la Fenice. “mostrami cosa sai fare. In qualità di Gentile Giudice del Grande Vance, devo giudicare le tue capacità per decidere la pena adeguata.” Disse, quasi dimentico della ferita che causava un dolore pulsante alla spalla, saettando per tutto il braccio sinistro.
    “Come vuoi,” Annuì Dake, non del tutto convinto che fare come l’avversario richiedeva fosse la mossa più giusta. “allora vediamo di darci da fare. Flame Slash!” esclamò mentre la parte eterea della sua arma diventata rossastra, prendendo immediatamente fuoco. Allo stesso modo, il Giudice Gentile portò nuovamente le sue spade tra le sue mani, preparandosi a intercettare il prossimo attacco avversario.
    Con un grido selvaggio, Dake si lanciò contro l’avversario tenendo la spada distesa al suo fianco, per poi alzarla all’ultimo secondo mirando al volto avversario. Per tutta risposta, Magnon pose le due spade a croce, intercettando la spada avversaria proprio al centro dell’incrocio tra le due armi. Subito esercitò una lieve pressione, causando una onda d’urto che allontanò Dake. Per evitare di cadere il ragazzo sfruttò come sostegno la sua spada, ponendola nel pavimento e usandola come supporto.
    “Bella mossa,” ammise con tutta calma il giovane, senza ipocrisia alcuna. “ma non basta a sconfiggermi.” Detto questo passò nuovamente all’attacco, eseguendo per la terza volta lo stesso attacco. Stanco di ciò, Magnon aprì le ali alla massima estensione a essa consentita per poi richiuderle. Poco dopo quella ch’era divenuta una sfera venne avvolta dalle fiamme e si slanciò verso Dake. Senza sapere cosa fare, il giovane lanciò alla cieca la sua spada... colpendo proprio in una feritoia l’avversario. Un grido di dolore e quello cade, sanguinando dal capo. La cupola si aprì.
    Brad si trovava nel suo elemento naturale in quella cupola virtuale, che poteva alle volte risultare stretta a causa dell’enorme mole fisica dell’energumeno; ciò nonostante il soldato, apparentemente cieco all’entusiasmo che l’omaccione dava a vedere, piegò leggermente le ginocchia e portò un pugno in avanti, pronto a combattere.
    “Molto bene.” Comincio il Soldato. “Sono uno dei Quattro Giudici Gentili del Maestro Vance. Il mio nome è Rekku.” Si presentò. Poi aggiunse: “Anche se non so perché dovrei presentarmi a un futuro morto, effettivamente.”
    Brad sorrise, sicuro di sé. Poi, senza preavviso, partì all’assalto: al contrario di Dake e Alicia, l’omaccione non sembrava disporre di particolari poteri a parte la smoderata forza fisica, che dimostrò con un pugno dritto alla spalla del nemico, facendolo barcollare, ma Rekku, reso spavaldo da non si sa quali pensieri, si rimise in equilibrio e lanciò una raffica di sfere celesti contro Brad: una... due... tre... quattro proiettili che colpirono al braccio sinistro l’uomo, senza però causare alcun danno visibile.
    Brad, reso esaltato dalla piega che tutta la vicenda stava prendendo, diede un colpo al terreno a mani giunte... e, come risultato dell’enorme peso del suo corpo, causò una vera e propria onda d’urto luminescente che avanzò contro l’avversario. Per tutta risposta il Soldato si mise in una posizione di guardia, in modo che il colpo si disperdesse in tutto il corpo... ma, così facendo, non si poté rendere conto di Brad che avanzava velocemente contro di lui, sferrandogli poi un potente calcio volante in pieno petto, scagliandolo prono a terra.
    “Ah... uhm...” fece Rekku rialzandosi, come se stesse cercando l’intonazione adatta. “Ah, già: non pensare che sia già finita! Ho ancora qualche attacco da farti!”
    Brad, sordo alle frasi avversarie, tentò una seconda volta l’onda d’urto: se aveva funzionato egregiamente prima, perché non riprovare?, pensò. Così, mentre il colpo luminoso avanzava verso l’avversario, quest’ultimo materializzò davanti al suo braccio uno scudo luminoso che, impattando con il colpo, lo rispedì al mittente sotto forma di raggi dorati, che però colpirono Brad senza ripercussioni. Subito dopo, allora, Rakku afferrò lo scudo e lo usò a mo’ di frisbee, colpendo Brad alle gambe e causandogli la perdita dell’equilibrio e quindi una caduta a terra.
    “Che ti avevo detto?” si pavoneggiò con fare spavaldo il Soldato, per poi riassumere un atteggiamento preoccupato quando vide Brad rialzarsi senza difficoltà.
    “Che avevi ancora qualche attacco da farmi.” Rispose con calma lui. “Ma pensavo fossero colpi decenti. Sei una delusione.”
    “No... Non osare parlami in questo modo!” esclamò allora Rakku. “Thousand Cut!” gridò poi.
    Improvvisamente l’aria si fece tesa; Brad sospettava un qualche attacco nemico e, pochi attimi dopo, migliaia di tagli si formarono sul suo corpo, formando un laghetto di sangue sotto di lui.
    “Allora? Cosa dicevi?” domandò ancora una volta il soldato, ritrovando d’un tratto il coraggio e l’arroganza.
    “Che” rispose Brad apparentemente dimentico delle ferite. “ancora non sai quali sono i miei poteri.”
    Poco dopo il sangue si alzò e formò un mulinello rossastro, sotto lo sguardo disgustato del Soldato. Poi quel vortice avanzò, investendolo e scagliandolo violentemente a terra, esanime.
    “Troppo semplice. Va be’, forse è perché sono un Emomago.” Commentò Brad soddisfatto mentre la cupola scompariva.
     
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    Hey, temevo che non lo avresti più finito xD Dopo leggo ;)
     
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    Me n'ero dimenticato, che avevo pubblicato anche qua, in un altro forum sono al dodicesimo capitolo ;)
     
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    Sono più o meno a metà, quando avrò tempo (voglia) continuerò xD
    Comunque, visto il livello della tua scrittura degna di un libro, mi sento in obbligo di dirti che alcuni clicè (si scrive così?) potresti saltarli xD
    in particolare mi riferisco a questa frase:
    CITAZIONE
    Subito dopo, leggiadra come una farfalla ma rude come un gladiatore,

    Insomma, è un paragone un po' scontato, piuttosto metti agile come una ballerina ( la prima cosa che mi è venuta in mente xD) o non metterlo proprio ;P
    In ogni caso, ottimo lavoro, merita un bell'8 e mezzo ;)
     
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    Ho visto delle ballerine che non erano esattamente "aggraziate" ed è il primo paragone che m'è venuto in mente :asd:

    Capitolo 5

    “A quanto pare... Vance è entrato in azione.”
    La voce limpida risuonò producendo un sinistro eco, suggerendo che ci si trovava in un’ampia stanza... Ed effettivamente era così: si trattava di un luogo totalmente spoglio e dalle pareti bianche, eccezion fatta per delle linee azzurre che saettavano continuamente lungo le pareti della stessa, dando la suggestiva impressione di trovarsi nell’organismo di una qualche trascendentale entità con metabolismo simile al nostro.
    A parlare, com’era presumibile, era stato un uomo. Ma non si trattava di un uomo normale: la sua altezza era almeno il doppio di quella che presentava un normale essere umano adulto, mostrava un ampio torace nascosto da una strana specie di armatura in metallo, di un colore rosso cremisi e con ai fianchi qualche decorazione azzurra che ricordava la lettera greca Eta stilizzata, ovvero una “n” con la seconda gambetta allungata. Alla schiena presentava un paio d’ali che sbattevano placidamente tenendo in posizione sopraelevata l’uomo, che presentava gambe e braccia sottili ma all’apparenza forti e agili, anch’esse semi-protette da un’armatura – questa volta grigiastra – che, tramite una feritoia, lasciava scoperta la zona che andava rispettivamente dalle ginocchia e dai gomiti in giù, fino a raggiungere piedi e gambe. Lì sì poteva notare la pelle dell’uomo che, invece di essere, come ci si sarebbe potuti aspettare per un normale essere umano, d’un colore rosato, erano più sull’arancione. A completare l’aspetto dell’uomo stava la testa, che, seppure era di una forma umana, aveva un forte colore arancio e presentava due occhi privi di pupille, completamente bianchi; una folta chioma di capelli biondi che ricadevano dappertutto, decorati infine da un cappellino giovanile e, a completare l’aspetto dell’essere, l’assenza della bocca. Insomma, come non si poteva esattamente reputare un mostro... non poteva nemmeno essere catalogato come umano.
    “Di conseguenza...” proseguì l’uomo. La voce pareva risuonare direttamente nell’aria, anche se l’uomo misterioso non disponeva di una bocca. “... Gulldor gli ha chiesto di agire. E, sempre secondo ciò, si può dedurre che siano stati trovati dei Ribelli. Senza dilungarmi tanto, è possibile che Vance abbia portato con sé i quattro Giudici Gentili e che questi abbiano fatto una brutta fine.”
    In risposta si udì un’altra voce, anche se sarebbe stato meglio dire grugnito.
    “Mi scusi se la contraddico, Prometheus...” disse una voce in tono che, seppur tentando di mantenere il massimo rispetto nei confronti dell’essere che poco prima aveva parlato (e che corrispondeva al nome di Prometheus), non riusciva completamente a nascondere una sfumatura aggressiva. Quando colui che aveva appena parlato, di cui era momentaneamente impossibile parlare a causa dell’oscurità che, curiosamente, invadeva tutta la stanza tranne una piccola porzione – proprio quella in cui l’uomo prima citato stava -, vide un cenno di assenso da parte di Prometheus, proseguì a parlare. “Ecco, non sono totalmente sicuro di una cosa circa il suo discorso: così come i quattro Giudici potrebbero essere stati uccisi... potrebbe darsi che i ribelli altro non siano che quattro gatti con idee rivoluzionarie ma niente di più. Non è corretto?” domandò chiedendo a Prometheus, che a quanto pare era un superiore dell’uomo nell’ombra, se il suo ragionamento circa una parte del discorso che lo stesso uomo dalla pelle arancione aveva tralasciato fosse corretto.
    L’essere illuminato sorrise pacatamente, per poi rispondere.
    “Estremamente corretto, Stocchu.” Confermò l’uomo chiamato Prometheus con un cenno di assenso, causando un moto di rilassamento ai lati della bocca dell’altro... Sebbene, dal momento che si trovava in ombra, ciò nessuno poté vedere. “Ma noi dobbiamo prendere in considerazione solamente l’ipotesi più vantaggiosa per il nostro tornaconto.” Aggiunse poi, facendo apparire nell’altro una espressione confusa a prendere il posto del sorrisetto soddisfatto che aveva prima mostrato. “Mi spiego meglio. Pensare a un qualcosa di negativo... Farebbe sì che ciò non si avveri. Legge dell’attrazione, no?” Domandò retoricamente poi, tirando in ballo la legge secondo cui, se tu pensi e desideri una cosa, ciò si avvererà.
    “Beh, signore...” ribatté l’uomo in ombra chiamato Stocchu. “mi permetta di dissentire: per la corretta riuscita del nostro piano... del suo piano... dovremmo basarci su queste cose astratte?” domandò. “Insomma,” si spiegò meglio subito dopo. “come possiamo essere certi di un qualcosa di cui noi non possiamo essere certi, vedere, verificare i suoi effetti su tutto ciò che ci circonda?”
    “Mi aspettavo una domanda simile da parte tua.” Rispose, sempre in tono calmo, Prometheus. “Ebbene, non bisogna per forza verificare tutto... per essere certi che le cose funzionino.” Dopo questa sibillina risposta, l’uomo dalla carnagione arancione portò le braccia fino a incrociarle, tenendole davanti al volto... poi, mormorando qualche parola, venne avvolto da una luce eterea fino a scomparire del tutto... Cosa che non lasciò affatto sorpreso l’essere chiamato Stocchu.
    Beh, dopo questo breve siparietto, si può tornare alla storia dei nostri Ribelli. Attualmente, dopo che Dake, Alicia e Brad ebbero sconfitto i rispettivi avversari, Kyle e il suo avversario – che erano rimasti a guardare gli altri, consapevoli ma dimentichi di doversi combattere – cominciarono il loro scontro, quasi senza preavviso. Kyle rimase disarmato, mentre il suo avversario fece apparire dal nulla due pugnali che si attaccarono ai polsi, per poi gettarsi contro l’avversario tenendo i suddetti pugnali dinanzi a lui, in modo da ferirlo.
    Il primo affondo non andò a segno, però: infatti Kyle, con un rapido scatto, riuscì a passare sotto l’avversario proprio un attimo prima che questi calasse le letali armi sul suo capo. Per riuscire a rimanere in equilibrio dopo quel rapido scatto, il Soldato eseguì un salto e, trovandosi in una posizione sopraelevata e trovandosi nei pressi della cupola, si avvinghiò con i piedi alla parete virtuale, per poi lanciarsi verso il lato opposto, lanciando una pugnalata apparentemente a vuoto: bastò infatti il solo spostamento d’aria a causare un taglio nel volto di Kyle, da cui colò un rivolo di sangue. Subito dopo, avendo raggiunto con quel salto l’altra estremità della cupola, il Soldato decise di continuare l’assalto slanciandosi e scagliando altri due spostamenti d’aria contro il ragazzo, che li schivò facendoli impattare contro il pavimento. Subito dopo il Soldato si lanciò nuovamente contro Kyle, colpendo stavolta in pieno stomaco e facendogli sputare saliva e sangue.
    Non poteva continuare così, si disse Kyle. “Stai solo in difesa.” Borbottò il Soldato. Il giovane lo guardò con aria sorpresa e quello continuò a parlare imperterrito. “Non ti muovi. Forse ti sembra che ti muovi, ma non è così. Io, Einjar dei Giudici Gentili, non posso accettare un simile orrore nel campo di battaglia, quindi tu morirai qui alle mie condizioni. Se devi cadere, cadi sparando. Cadi con entrambe le pistole che sparano!”
    Kyle lo guardò stranito: come poteva un nemico offrire consigli al proprio avversario, proprio nel bel mezzo di uno scontro? Passò qualche attimo, poi il giovane annuì e si rimise in posizione da combattimento, tenendo alta la guardia e aspettando una qualche nuova mossa da parte del Giudice di nome Einjar. Quest’ultima non si fece certo attendere: tenendo alzate le braccia con armi annesse prese a correre contro Kyle.
    Il giovane non voleva certamente finire male, e nemmeno deludere il Giudice era sua intenzione, quindi sfoderò un’arma apparentemente dal nulla, una lancia dalla lama verde e il manico in argento, e la usò ponendola in diagonale per parare entrambi i fendenti, facendo incastrare nel manico le lame dei pugnali. Subito dopo portò all’indietro l’arma, facendo cadere in avanti l’avversario, per poi alzare la lancia sopra la sua testa.
    “Avevi ragione, Einjar. Avevi perfettamente ragione. Grazie mille per il consiglio.” Sorrise sadicamente, calando l’arma verso il petto del nemico... e facendola scontrare contro il pugnale sinistro che il Giudice aveva preventivamente posto a protezione del corpo, causando un sordo stridio metallico.
    Einjar, con un balzo, si lanciò all’indietro, ottenendo le distanze dal nemico, per poi tirare altri fendenti a vuoto lanciando altre correnti aeree contro Kyle... Come contromossa, il giovane fece roteare vorticosamente la lancia che impugnava, fino a causare letteralmente un tifone che fece disperdere i venti, venendo però annullato a sua volta. Subito dopo, forte del vantaggio velocità, Einjar spiccò un salto e, raggiunta la sommità della cupola, posò i piedi e si diede lo slancio tenendo i pugnali dinanzi a sé, tentando di colpire l’altro, ma ancora una volta la provvidenziale lancia parò il colpo, causando una onda d’urto che, vista la posizione dei due, li lasciò illesi. Subito dopo Kyle usò la lancia verso le ginocchia del Giudice, facendolo cadere nuovamente a terra. Sorrise una seconda volta.
    “Bisogna imparare dai propri errori. Colpire un avversario che usa una lancia da vicino non è mai una cosa buona.” Commentò Kyle con un sincero sorriso in volto. Alzò la lancia. Poi la calò, penetrando nella carne del Soldato in corrispondenza dello stomaco mentre il sangue schizzava copiosamente, macchiando le piastrelle della sala e il Giudice si dimenava in preda a grida di dolore. Kyle, dopo qualche attimo, alzò la lancia una seconda volta... calandola poi nel petto dell’uomo, lentamente. Il sangue bagnò pian piano la punta dell’arma, irrorando di sinistre sfumature rossastre la lama verde. Un grido di dolore, poi il niente. Un immenso abisso nero si aprì dinanzi agli occhi di Einjar.
    Le quattro cupole si schiusero, facendo tornare i quattro Ribelli congiunti: mentre Kyle e Alicia si concedevano un abbraccio liberatorio, con Dake che fissava di sottecchi il biondino, Brad prendeva a calci i cadaveri dei quattro Soldati, ammassandoli e formando una collinetta di corpi esanimi. Poi, dopo qualche attimo in cui i quattro presero coscienza di quanto stava accadendo, posero la loro attenzione sull’uomo dai capelli ingrigiti.
    “A quanto pare avete ucciso i miei Giudici.” Disse con tono impassibile. “Avete distrutto l’unico motivo che avevo per appartenere a questo mondo. I miei amici non ci sono più.” proseguì con voce spezzata, guardando con occhi semi-lucidi i quattro cadaveri. Poi alzò lo spadone e divaricò leggermente le gambe. “Va bene. L’avete voluta. Una azione malvagia... ne merita un’altra in risposta.”
    Scattò senza preavviso, mosso dall’ira: un fendente fu direzionato a Dake, e il ragazzo riuscì a stento ad alzare il proprio pugnale e a sfruttarlo per parare parzialmente il colpo, nonostante l’impatto ferì il braccio con cui impugnava l’arma. Il castano materializzò una lama eterea al suo pugnale e andò contro il Generale, mosso dal folle desiderio di poter avverare una parte della sua vendetta... la cupola, però, investì tutta la stanza, in modo che anche gli altri membri della Resistenza potessero prendere parte allo scontro.
    “Forza, ragazzi.” Disse Kyle con sguardo deciso, fissando Vance. “E’ la nostra possibilità di realizzare qualcosa di concreto.” Estrasse la lancia e si mise in posizione di battaglia mentre Dake gli si affiancava e si metteva in una posizione analoga, seguito a ruota da Brad e da Alicia.
    Vance scattò tenendo la spada alzata sopra il proprio capo, per poi calarla una volta arrivato in prossimità di Alicia. Quest’ultima schivò il fendente per il rotto della cuffia con un balzo all’indietro, dando nel frattempo la possibilità a Brad di colpire con un potente pugno alla schiena il nemico comune... cosa che non produsse visibili risultati. Proprio quando Dake e Kyle stavano per attaccare simultaneamente Vance, però... la cupola si ruppe. Migliaia di frammenti verdastri caddero, causando un moto di sorpresa verso tutti.
    “La cupola... solida? Tangibile? Cosa significa?” mormorò Vance guardando con occhi sbarrati quello spettacolo.
    I cinque alzarono lo sguardo, e quello che videro li lasciò sconcertati: fluttuante sopra di loro, tenuto in volo da un paio d’ali e avvolto da un’aura opalescente... stava proprio l’uomo visto all’inizio del capitolo, l’essere dalla carnagione arancione di nome Prometheus.
    “Zitti.” Intimò con voce calma nello stupore generale... ordine a cui tutti obbedirono. “A quanto vedo,” proseguì. “in questo mondo squassato dall’odio e dalla violenza si possono notare due fazioni: la prima, più estesa, è quella dell’Impero... Che conta un Imperatore al vertice, due Amministratori sotto, poi quattro Generali e svariati sottoposti... e dall’altra la Resistenza, quattro esseri umani con sogni rivoluzionari.” Pose uno sguardò interrogativo sopra gli umani che stavano sotto di lui, e Vance annuì, pur non dicendo nulla. “A quanto capisco sulla situazione di ciò che avviene qua...” proseguì Prometheus con tono soddisfatto. “... questa divisione è nata nove anni fa. E, da quanto continuo a capire, nessuna delle due fazioni prevale sull’altra.” Altro giro di occhiate, altro cenno di assenso col capo.
    “Dunque.” Esclamò Prometheus attirando nuovamente l’attenzione di tutti. Estese le braccia nelle rispettive direzioni, ed ecco che d’un tratto una forte luce illuminò le sue mani. Quando questa si estinse fu possibile vedere quelle che sembravano due paia d’ali di cui, causa la distanza dall’uomo, non si potevano vedere i dettagli. “Queste sono le Reliquie di Duo. Daranno ai più saggi il potere che fermerà questa inutile faida.” Disse semplicemente. Le due ali caddero a terra, poi una delle due paia attirò a sé Vance, scomparendo successivamente. Prometheus, dopo un ultimo sguardo alla Resistenza, scomparve allo stesso modo, smaterializzando i cadaveri dei Giudici.
     
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